Gli Stati Uniti metteranno fine alle deroghe e sanzioneranno i Paesi che continueranno a importare petrolio dall’Iran. È l’ultimo atto del pressing della Casa Bianca su Teheran cominciato l’8 maggio 2018, dopo l’uscita dall’accordo sul nucleare del 2015 firmato con l’Iran e i Paesi del Consiglio di sicurezza Onu. A novembre, Trump aveva autorizzato otto Paesi, tra cui l’Italia, a importare petrolio dall’Iran, ma in misura decrescente, fino ad arrivare a quota zero entro il 2 maggio 2019. L’Iran adesso esporta circa un milione di barili al giorno, contro i 2,7 milioni del periodo precedente alle sanzioni Usa (Cnn).

Tra i Paesi coinvolti anche Italia che sarà quindi esposta alle sanzioni statunitensi in caso di acquisto. Il petrolio schizza ai massimi di oltre cinque mesi anche se la Casa Bianca spiega che Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, stretti alleati che appoggiano la sua posizione contro l’Iran, lavoreranno per garantire che i mercati globali non subiscano conseguenze.

Il segretario di Stato Mike Pompeo (nella foto) ha detto che l’amministrazione sta già discutendo con i Paesi coinvolti per aiutarli a rinunciare alle importazioni da Teheran: “Non concederemo più esenzioni” ha dichiarato, annunciando che le attuali deroghe per le sanzioni alle cinque nazioni scadranno il 2 maggio, aprendo la strada a sanzioni economiche americane contro tutte le società o istituzioni finanziarie che continuano a prendere parte a transazioni legate all’acquisto di petrolio iraniano. Tra i maggiori importatori di petrolio iraniano c’è la Cina che ha criticato duramente le misure americane. Il governo iraniano ha detto di “non aver mai dato alcun valore o credibilità alle sue esenzioni” (Nyt).

La mossa del governo americano ha fatto schizzare il prezzo del petrolio ai massimi degli ultimi 6 mesi. Al Nymex il Wti avanza del 2,81%, il Brent del 3,3% (Bloomberg).

com.unica, 23 aprile 2019