Dopo l’arrivo in Rolls Royce insieme alla primera dama Michelle, Jais Bolsonaro – leader populista di estrema destra che aveva vinto le elezioni a fine ottobre – ha giurato ieri come nuovo presidente davanti al Congresso di Brasilia. “Cambieremo il destino del Paese, valorizzeremo le nostre radici giudaico-cristiane, lotteremo contro l’ideologia di genere”, ha detto il 38° presidente del Brasile (Ansa). 

Il neopresidente brasiliano ha assicurato anche che ha scelto la sua equipe “in base a considerazioni tecniche” e non per appartenenza a un partito, che nel passato è stata “l’origine dell’incompetenza e della corruzione” e ha promesso di promuovere un “circolo virtuoso” in campo economico, che serva per rilanciare la crescita e la fiducia dei mercati esteri, attraverso “riforme strutturali” che garantiscano “la sostenibilità dei conti pubblici”, così come “meno regolamenti e meno burocrazia”. Nel suo breve discorso – durato appena una decina di minuti – Bolsonaro si è anche riferito alla questione della sicurezza pubblica, confermando che intende ampliare il “diritto alla legittima difesa”, nonché “onorare coloro che sacrificano la loro vita in nome della sicurezza di tutti”. 

“Congratulazioni al presidente Jair Bolsonaro, che ha appena fatto un grande discorso di inaugurazione. Gli Usa sono con te!”: lo ha twittato il presidente Usa commentando dopo l’intervento di insediamento da parte di Bolsonaro, ammiratore ed emulo di Donald Trump e della sua politica nazionalistica. Ad assistere al suo discorso c’erano anche il presidente israeliano Benjamn Netanyahu e quello ungherese Victor Orban. Il presidente americano Donald Trump si è invece congratulato a distanza via Twitter (Cnbc). 

Ma nel giorno dell’insediamento del presidente di estrema destra, si è fatto sentire anche il leader storico della sinistra brasiliana, Luiz Inacio Lula da Silva (Repubblica). Con un messaggio diffuso dalla cella di Curitiba in cui è rinchiuso, l’ex presidente ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori: “sarà un anno di lotta e resistenza”. Lula è stato condannato lo scorso aprile a 12 anni per corruzione e riciclaggio. “Possono catturare una persona, come hanno fatto con me, ma non potranno imprigionare le nostre idee e ancora meno potranno impedire che il futuro diventi realtà”, ha scritto, aggiungendo che “il Brasile ha bisogno di cambiare, sì, ma deve cambiare in meglio”.

com.unica, 2 gennaio 2019