Zuckerman. Il sesso. Donald Trump. Razzismo e antisemitismo. Intervista al grande scrittore americano (da Repubblica).

Da quando ha smesso di scrivere, lei, Philip Roth, ha riletto scrittori che ha sempre amato, poi i suoi stessi libri. Ma si è fermato prima di “Portnoy”. Eppure questo romanzo ha una grande importanza nella sua opera. Non è lì che trova la sua voce?
“Ho trovato una voce in “Lamento di Portnoy”. Non era tanto la mia voce, quanto la voce giusta per quel libro – o, se preferisce, per quel personaggio. Nella mia esperienza, ogni libro richiede – o almeno dovrebbe – una modulazione del tono, del livello e dell’enfasi che dia l’espressione più vera al soggetto. “Lamento di Portnoy” suona in un modo, il libro sul baseball ha un suono radicalmente diverso, e un libro come “Il seno” ne ha totalmente un altro. Questo è quello che succede più o meno con la maggior parte della mia narrativa”.

Lei dice: “Sono uno scrittore americano tout court” e non uno scrittore ebreo americano. Portnoy vuole conquistare l’America conquistando donne. Vuole anche essere un americano tout court e non un ebreo che vive negli Stati Uniti?
“Portnoy non è uno scrittore, quindi non lo può comparare a me. La mia esperienza di ebreo in America è quella di essere un americano in America. In Portnoy ho cercato di drammatizzare una situazione più problematica di quella che ho vissuto come scrittore”.

“Lamento di Portnoy” è evocato in “Zuckerman scatenato”. Zuckerman scrive un romanzo che fa scandalo, “Carnovsky”. È il suo quarto libro, come “Portnoy” per lei.
“Lei parla di un romanzo che Zuckerman, in Zuckerman scatenato, ha scritto da giovane e che lo rende famoso – con tutti gli inconvenienti che questo comporta. A quell’epoca avevo imparato a fatica alcune cose, essendo io stesso diventato famoso come autore di un libro scandaloso, e presi quell’orribile esperienza per farne un promettente soggetto narrativo di un romanzo comico”.

Vede un’affinità tra i due eroi, Portnoy e Mickey Sabbath, trentenne provocante l’uno e sessantenne implacabile l’altro?
“No, penso che siano due uomini molto diversi. Portnoy è stretto in una morsa mortale tra il freno morale e sociale e un desiderio di libertinismo sessuale. Sabbath è uno sfrenato libertino. La sofferenza di Sabbath non ha niente a che vedere con il sentirsi o l’essere sessualmente represso. Soffre per tutto ciò che ha imparato sulla morte e sulla perdita. Il dolore è la sua disfatta. Probabilmente non mi sarebbe mai venuto in mente di scrivere Il seno se non avessi ammirato La metamorfosi di Kafka. Ma non lo considero né una parodia né un omaggio, anche se capisco perché qualcuno possa vederlo in questo senso. Per me è nato, come Zuckerman scatenato, dalla mia esperienza di essere diventato, con il successo di Portnoy, una celebrità sessuale. Potevo anche diventare un seno della grandezza di un uomo, dato il ruolo che mi aveva assegnato un pubblico illuminato”.

È la prima comparsa di Kepesh prima de “Il professore di desiderio” e “L’animale morente”. Si tratta di una trilogia sulla sessualità? Di un’esplorazione del desiderio sessuale nel suo assolutismo e nella sua follia? Con un primo romanzo comico e gli altri due più tragici?
“Ha descritto i libri di Kepesh alla perfezione. Volevo ritrarre un uomo che vive tre diverse vite erotiche; una grottesca, una convenzionale e l’ultima libera, senza responsabilità, volta alla ricerca del pia- cere: Kepesh è un edonista erotico, un esteta della scopata. Grottesca, convenzionale, edonistica: era come descrivere la vita erotica di un uomo rappresentativo nel corso della sua esistenza”.

“La mia vita di uomo” è un romanzo il cui umorismo non sembra essere stato capito, in particolare dalle donne. Pensa che siano impermeabili all’umorismo?
“Assolutamente no. Lo spirito tagliente è altrettanto consueto – o altrettanto inconsueto – tra le donne come tra gli uomini. Questa di sicuro è stata la mia esperienza. In Inganno, ho un’eroina dallo spirito molto caustico, e ce n’è un’altra, più controllata, ne La controvita “.

“La mia vita di uomo” non è forse il romanzo che le è valso la reputazione di misogino? Alcuni lo hanno preso per un’autobiografia in cui esprime il suo odio nei confronti delle donne. Eppure Tarnopol dice di non detestare le donne, ma la sua.
“Sì, Tarnopol detesta sua moglie per i suoi vergognosi inganni. Mauriac ci presenta una moglie infedele e criminale in Thérèse Desqueyroux, detestata dal marito che lei ha cercato di avvelenare. Emma Bovary odia Charles, che non è né un criminale né un traditore. C’è una scena, se non ricordo male, in cui Charles si alza per lasciare la stanza e lei lo odia semplicemente per l’aspetto della sua schiena. Forse è meschina, ma questo non rivela la misandria di Emma, così come il profondo dolore di Tarnopol per la moglie infedele non rende né lui, né il suo autore, dei misogini”.

“Il complotto contro l’America” è la storia di un incubo che non è esistito, l’elezione di un presidente di estrema destra nel 1940. Ma l’America, oggi, non sta forse vivendo quell’incubo?
“L’incubo che vive oggi l’America, ed è davvero un incubo, è che l’uomo eletto presidente è un narcisista maligno, un bugiardo patologico, un ignorante spaccone, abietto, vendicativo e probabilmente un po’ demente. E sto minimizzando i suoi difetti. Ogni giorno siamo scioccati dal suo comportamento immaturo, dalle sue dichiarazioni insulse e non c’è limite al pericolo che la sua follia comporta per gli Stati Uniti e per il mondo”.

Vede una rinascita dell’antisemitismo?
“No. Ci sono delle manifestazioni di antisemitismo da parte dell’estrema destra nazionalista, ma non si può dire che la nazione sia antisemita o pronta a odiare gli ebrei”.

E il razzismo nei confronti degli afroamericani?
“Naturalmente, i gravi problemi causati dalla lunga storia di oppressione degli afroamericani, alcuni dei quali apparentemente implacabili, continuano a esistere, ma io non credo che nella loro grande maggioranza gli americani siano dei razzisti violenti. Penso che ci sia solo un gruppetto di razzisti violenti nel Congresso e che ci sia un razzista violento alla Casa Bianca. C’è anche una frangia di razzismo violento organizzato in alcune comunità nel nostro paese. Ma il razzismo è un problema americano storico che ha le sue radici nello schiavismo, il peccato originale americano. Il danno che ha fatto nel corso dei secoli, da quando il paese è stato fondato, è incalcolabile”.

Lei deplora la “rarefazione dei lettori seri” per la scarsa concentrazione dovuta ai nuovi mezzi di comunicazione.
“Penso che l’estinzione di un pubblico di lettori seri peggiori ad ogni decennio. Non vedo che cosa possa invertire questa tendenza”.

Da quando vive senza scrivere ha un iPad, un iPhone, un indirizzo elettronico, tutto ciò che prima rifiutava. Eppure è rimasto un lettore serio. Che cosa sta leggendo adesso?
“Negli ultimi anni, ho letto soprattutto libri di storia americana. Ho passato la vita a leggere, scrivere, studiare e insegnare narrativa, la narrativa non è mai stata lontana dai miei pensieri. Ma trovo che adesso che ho smesso di scrivere romanzi, ho voglia di pensare ad altro. Leggo ogni tanto un romanzo che mi trovo tra le mani, e di tanto in tanto rileggo un romanzo che ho amato e mi piace di nuovo. Ma il raccontare delle storie, che una volta era tutto per me, non è più il centro pulsante della mia vita. È strano. Non avrei immaginato che potesse succedermi. Ma non avrei nemmeno mai immaginato tante delle cose che stanno accadendo”.

(Josjane Savigneau, Repubblica 23 settembre 2017)