Nella zona euro “l’espansione dell’attività continua a essere solida e generalizzata nei diversi Paesi e settori”. È quanto indica la Banca centrale europea nel suo bollettino economico. “La crescita del Pil in termini reali è sostenuta dalla crescita dei consumi privati e degli investimenti, nonché dalle esportazioni”. Il Consiglio direttivo ha però deciso di lasciare invariati i tassi ancora a lungo. Obiettivo: ritorno dell’inflazione sotto il 2% (Sole 24 Ore). Ma allo stesso tempo si insiste sulla necessità dele risanamento: la Bce indica che nei Paesi della zona euro «con alti livelli di debito sono necessari ulteriori sforzi di consolidamento per condurre stabilmente il rapporto debito pubblico/Pil su un percorso discendente e per ricostituire margini di bilancio».  In generale, «il disavanzo di bilancio nell’area dell’euro dovrebbe ridursi ulteriormente nell’orizzonte temporale di proiezione (2017-2020), soprattutto per effetto del miglioramento delle condizioni cicliche e della riduzione della spesa per interessi».

I principali analisti del mercato valutario prevedono una risalita del dollaro nella prima parte del 2018 che però non modificherà la tendenza di medio-lungo periodo, che resta quella di un rafforzamento dell’euro, sostenuto dalla ripresa economica globale (Sole 24 Ore). Esprime cautela sul dollaro anche Goldman Sachs, che ricorda come «il rialzo dei tassi Usa non si traduca automaticamente in un apprezzamento del dollaro in un contesto di solida crescita globale». Gli analisti Usa notano ad esempio che nell’ultimo ciclo di stretta monetaria da metà 2004 a metà 2006 i tassi salirono dall’1% al 5,25%, ma complessivamente nello stesso periodo il dollaro perse il 7% contro le altre valute. Secondo gli esperti i «principali beneficiari di un dollaro relativamente debole dovrebbero essere i cambi con le monete dei paesi emergenti».

Se si guarda a un orizzonte più ampio il Financial Times rileva che le operazioni di fusioni e acquisizioni tra aziende in tutto il mondo hanno superato i 3 trilioni di dollari per il quarto anno consecutivo (Financial Times). L’Italia vale 113 miliardi, scrive La Stampa. 

(com.unica, 29 dicembre 2017)