Il Time li ritrae sospesi come in una vecchia celebre foto: gli uomini e le donne che stanno edificando l’era dell’intelligenza artificiale


Nel 1932 una fotografia fermò il respiro di un’epoca: undici operai seduti su una trave, sospesi sopra Manhattan, pranzavano guardando il vuoto sotto i loro piedi. Quell’immagine raccontava il coraggio e la precarietà dell’industrializzazione, la fiducia cieca nel progresso e il rischio accettato come prezzo del futuro. Il Time, quasi un secolo dopo, ha deciso di tornare su quella trave e di popolarla di nuovi protagonisti. Al posto degli operai compaiono gli “Architetti dell’Intelligenza Artificiale”, uomini e donne che non innalzano grattacieli di acciaio, ma strutture invisibili fatte di dati, algoritmi e silicio.

La scelta di nominare l’AI Person of the Year attraverso i suoi costruttori racconta una trasformazione irreversibile. L’intelligenza artificiale ha smesso di essere una promessa futuristica per diventare un’infrastruttura del presente. Impatta profondamente nella medicina, nella finanza, nella ricerca scientifica, nella comunicazione quotidiana. Ridefinisce il lavoro, accelera l’innovazione, concentra potere economico e decisionale. Gli analisti parlano di una tecnologia “general purpose”, paragonabile all’elettricità o al motore a combustione, capace di attraversare ogni ambito della vita collettiva. In questo senso, la copertina di Time funziona come una mappa: indica i nodi principali di una rete che avvolge il mondo.

Chi sono gli “architetti” dell’AI che compaiono nella copertina del Time

Sam Altman, il costruttore di linguaggi

Sam Altman, CEO di OpenAI, incarna l’AI che parla. Con ChatGPT ha trasformato modelli matematici complessi in un’esperienza conversazionale accessibile a centinaia di milioni di persone. L’uso settimanale dichiarato, vicino agli ottocento milioni di utenti, suggerisce una mutazione culturale profonda: dialogare con una macchina è diventato un gesto ordinario. Altman guida un’azienda che corre veloce, investendo in modelli sempre più potenti e in infrastrutture colossali come i nuovi data center dedicati all’AI. Il suo ruolo ricorda quello di un traduttore tra mondi: dal codice al linguaggio naturale, dal laboratorio alla società. In questo passaggio si concentra il fascino e l’inquietudine dell’AI generativa, capace di produrre testi, idee e simulazioni che assomigliano al pensiero umano.

Jensen Huang, l’uomo che accende le macchine

Jensen Huang, CEO di Nvidia, occupa il cuore materiale della rivoluzione. Le GPU progettate dalla sua azienda rappresentano il motore fisico dell’AI contemporanea. Senza quei chip, addestrare modelli avanzati richiederebbe tempi e costi proibitivi. Huang descrive l’intelligenza artificiale come una necessità universale: ogni industria la utilizza, ogni nazione deve costruirla. La sua visione restituisce concretezza a una tecnologia spesso percepita come eterea. Dietro ogni chatbot si estendono server, sistemi di raffreddamento, reti elettriche. Nvidia è diventata una delle aziende più preziose al mondo perché controlla questo snodo cruciale, trasformando il silicio in una nuova forma di potere geopolitico.

Fei-Fei Li, lo sguardo che umanizza

Fei-Fei Li, definita la “madrina” dell’AI, rappresenta la coscienza scientifica del gruppo. Pioniera della computer vision, ha insegnato alle macchine a vedere attraverso il progetto ImageNet, cambiando il corso della ricerca. Il suo impegno va oltre la tecnica. Con AI4ALL promuove un’intelligenza artificiale centrata sull’uomo, attenta all’etica, all’inclusione, all’educazione. Nella sua prospettiva l’AI funziona come uno specchio: riflette i dati, i valori e i pregiudizi di chi la costruisce. Il futuro dipende dalle scelte compiute ora, quando l’architettura è ancora in fase di progettazione.

Mark Zuckerberg, l’AI come ecosistema sociale

Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Meta, ha orientato l’intero gruppo verso l’intelligenza artificiale, integrandola nei social network utilizzati da miliardi di persone. L’AI, in questo contesto, diventa un tessuto connettivo che suggerisce contenuti, modera conversazioni, crea assistenti digitali. Zuckerberg immagina un ecosistema in cui l’intelligenza artificiale accompagna la vita sociale, lavorativa e creativa degli utenti. La posta in gioco riguarda l’influenza culturale: quando l’AI filtra l’informazione, modella anche la percezione del mondo.

Elon Musk, il provocatore tecnologico

Elon Musk compare sulla trave come figura ambigua e divisiva. Proprietario di X, fondatore di aziende che spaziano dall’auto elettrica allo spazio, Musk alterna entusiasmo e allarme sull’AI. Da un lato investe nello sviluppo di modelli avanzati, dall’altro avverte sui rischi esistenziali della tecnologia. Il suo ruolo è quello del provocatore: solleva domande scomode, spinge il dibattito oltre i confini rassicuranti, mescola visione imprenditoriale e retorica apocalittica.

Lisa Su, l’ingegnera della concorrenza

Lisa Su, CEO di AMD, rappresenta la competizione industriale che rende l’AI possibile su larga scala. I suoi chip sfidano il predominio di Nvidia, contribuendo a diversificare l’hardware su cui si basa l’intelligenza artificiale. La sua presenza ricorda che l’innovazione nasce anche dal confronto tra modelli industriali e che il futuro dell’AI dipende dalla pluralità delle infrastrutture.

Dario Amodei, l’architetto della sicurezza

Dario Amodei, alla guida di Anthropic, incarna un approccio prudente. La sua azienda sviluppa modelli avanzati con un’attenzione particolare all’allineamento e alla sicurezza. Amodei parla di responsabilità, di limiti, di sistemi progettati per ridurre comportamenti imprevedibili. In un contesto di corsa accelerata, la sua voce introduce il tema della governance tecnica.

Demis Hassabis, l’esploratore della mente

Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind, proviene dal mondo delle neuroscienze e dei giochi strategici. Con AlphaGo e i successivi modelli, ha dimostrato che l’AI può superare l’uomo in domini complessi e contribuire alla ricerca scientifica, dalla biologia alla matematica. La sua visione unisce ambizione e metodo, esplorazione dell’intelligenza come fenomeno generale.

Una trave sospesa sul futuro

La fotografia di Time suggerisce un equilibrio instabile. Come gli operai del 1932, anche questi architetti lavorano sospesi, con il vuoto sotto i piedi. La differenza riguarda la scala del potere: la ricchezza e l’influenza concentrate nelle mani di pochi superano quelle di molti magnati del passato. L’AI promette crescita economica e progresso scientifico, mentre solleva interrogativi su lavoro, disuguaglianze, energia, controllo.

Se fosse ancora con noi, un grande scrittore come Italo Calvino avrebbe forse descritto questa scena come una città invisibile costruita nell’aria, sostenuta da travi di codice. Gli architetti dell’AI disegnano mappe che nessuno vede, ma che tutti percorrono. La copertina di Time fissa l’istante in cui l’umanità riconosce di camminare già su quella trave. Il futuro dipende dall’equilibrio, dall’immaginazione e dalla responsabilità con cui verranno posati i prossimi passi.

Sebastiano Catte, com.unica 14 dicembre 2025

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