Era sabato, cioè un giorno festivo per il popolo ebraico, quel sedici ottobre di ottanta anni fa. Ed era l’alba quando, con una operazione pianificata e studiata fin nei minimi particolari, un manipolo di SS tedesche e della “polizia d’ordine” di Hitler accompagnati da delatori e fascisti, fecero irruzione nel ghetto di Roma e deportarono ad Auschwitz più di mille ebrei. Fra loro tanti bambini, svegliati nel sonno, strappati all’innocenza dei loro anni, e caricati su luridi “carri bestiame” e avviati senza pietà a morte sicura. Sarebbero stati quasi tutti sterminati (solo in sedici riuscirono a salvarsi e a tornare a casa. Nessun bambino e una sola donna, Settimia Spizzichino).

Il 16 ottobre 1943 è una data importante per la comunità ebraica di Roma, ma anche per la città intera. Per gli ebrei romani è l’ultima tappa di un triste itinerario iniziato nel settembre del 1938 con la promulgazione delle leggi razziali. Tra queste due date esiste un profondo legame: per molti ebrei romani infatti le leggi razziali hanno rappresentato l’anticamera dei campi di sterminio nazisti. Il 1938 è un anno cruciale. La vita cambia in tutti i suoi aspetti, pubblici e privati. È una svolta che coinvolge tutti gli ebrei, dai bambini agli anziani, da chi nasce a chi muore. Dal 1938, infatti, “ufficialmente” gli ebrei non muoiono più in Italia: è vietata anche la pubblicazione dei necrologi sui giornali. Dal 1938 gli ebrei in Italia devono diventare “invisibili”. Tuttavia, come avrebbe mostrato il 16 ottobre, gli ebrei erano molto visibili, facilmente reperibili: erano registrati in una lista, quindi perfettamente identificabili, per separare il loro destino dal resto della popolazione romana.

Le vicende degli ebrei romani rivelano, infatti, la dolorosa e progressiva presa di coscienza della persecuzione, non come un’imposizione dello straniero, ma come un dramma italiano, quello di italiani contro italiani. Quando la razzia degli ebrei romani è compiuta dai tedeschi, compaiono sempre alcuni italiani come collaboratori, delatori, complici e, talvolta, veri persecutori

In Italia furono eseguiti 1898 arresti di ebrei da parte di italiani, 2489 da parte di tedeschi, 312 vennero compiuti in collaborazione tra italiani e tedeschi, mentre non si conosce la responsabilità dei rimanenti 2314.

Da monito e con il dovere di ricordare sempre quel che è stato ecco le parole pronunciate da Carlo Azeglio Ciampi in occasione del Giorno della Memoria il 27 gennaio 2002: “…C’è anzitutto il dovere della memoria nei confronti di coloro che la barbarie del secolo, l’ideologia nazista, condusse alla morte, spesso con una ferocia…che riesce oggi inimmaginabile, incredibile. Noi non li dimenticheremo mai. Furono milioni e milioni di uomini, intere collettività: quasi tutti gli Ebrei d’Europa furono vittime della Shoàh… A voi giovani voglio anche dire che vi è una forza della memoria: si deve conservare vivo il ricordo delle tragedie passate perché la memoria è una forza capace di cambiare il mondo…”

com.unica, 16 ottobre 2023