Gabriele Nissim (Gariwo): “L’Italia sia in prima linea per la liberazione. Sogniamo di vederla al Giardino dei Giusti”

Il Premio Nobel per la Pace 2023 è stato assegnato all’attivista iraniana Narges Mohammadi. Nel comunicato del Comitato norvegese si legge che il riconoscimento le è stato attribuito per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti”. Mohammadi, 51 anni, è stata condannata a più di 30 anni di carcere e le è stato vietato di vedere il marito e i figli. Il suo nome è diventato un simbolo della battaglia per i diritti umani in Iran, dove lo scorso anno sono scoppiate proteste in tutto il paese in seguito alla morte di Mahsa Amini. Amini era una donna di 22 anni che, come si ricorderà, fu arrestata dalla polizia morale a Teheran con l’accusa di aver violato il rigido codice di abbigliamento della Repubblica islamica e il biasimo di essersi macchiata di “bad hijab”, l’uso improprio del velo.

Nell’assegnare il premio a Mohammadi, il Comitato per il Nobel ha dichiarato di “riconoscere le centinaia di migliaia di persone che nell’anno precedente hanno manifestato contro le politiche di discriminazione e oppressione dei regimi teocratici nei confronti delle donne”. “La sua coraggiosa lotta ha comportato enormi costi personali. Complessivamente, il regime l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di prigione e 154 frustate”, ha dichiarato la presidente del Comitato norvegese per il Nobel Berit Reiss-Andersen durante la cerimonia di annuncio.

In un messaggio rilasciato mercoledì alla CNN dalla sua famiglia, Mohammadi ha dichiarato che continuerà a lottare per “la democrazia, la libertà e l’uguaglianza”. Non è chiaro se Mohammadi, ancora in carcere, sia a conoscenza della sua vittoria. I suoi amici e familiari hanno dichiarato che i detenuti nella famigerata prigione di Evin in Iran non possono ricevere telefonate il giovedì e il venerdì. Mohammadi ha aggiunto che rimarrà in Iran per continuare il suo attivismo “anche se passerò il resto della mia vita in prigione”. “Al fianco delle madri coraggiose dell’Iran, continuerò a lottare contro l’implacabile discriminazione, la tirannia e l’oppressione di genere da parte dell’oppressivo governo religioso fino alla liberazione delle donne”, ha dichiarato.

Taghi Rahmani, marito di Mohammadi, ha detto alla CNN che il premio è “per tutto il popolo iraniano”. Rahmani, anch’egli attivista ed ex prigioniero politico che ha scontato un totale di 14 anni nelle carceri del regime, vive in esilio in Francia con i loro due figli gemelli. “Questo premio non è solo per Narges, ma per un movimento in cui donne e uomini iraniani sono scesi in piazza, hanno resistito per mesi e hanno combattuto per dimostrare che continueranno a lottare per la democrazia e l’uguaglianza civile”, ha dichiarato Rahmani. Anche se gli anni della sua assenza non potranno mai essere compensati per noi, la realtà è che l’onore di riconoscere gli sforzi di Narges per la pace è una fonte di conforto per la nostra indescrivibile sofferenza”. “Sono più di otto anni e mezzo che non vede i suoi figli e da più di un anno non sente la loro voce – ha aggiunto. Tutto questo significa ciò che ha sopportato nel cammino verso la realizzazione delle sue aspirazioni. Pertanto, per noi, che sappiamo che il Premio Nobel per la Pace la aiuterà a raggiungere i suoi obiettivi, questo giorno è un giorno benedetto”.

Il governo iraniano ha condannato il premio, definendolo “parziale e politicamente motivato”. “L’azione del comitato del Premio Nobel per la Pace è una manovra politica in linea con le politiche interventiste e anti-Iran di alcuni governi europei, compreso lo Stato che ospita il comitato del Nobel”, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Affari Esteri iraniano, Nasser Kanani, in una dichiarazione pubblicata su X.

Nel nostro paese da sottolineare al riguardo l’intervento della Fondazione Gariwo, che si complimenta con la decisione del Comitato norvegese per il Nobel di assegnare il premio 2023 a Narges Mohammadi per «la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti». Mohammadi è onorata come Giusta da Gariwo e la sua biografia è parte dell’Enciclopedia dei Giusti.  “Chiediamo al Governo italiano un impegno concreto ed efficace affinché venga liberata. L’Italia dovrebbe essere in prima linea affinché la comunità internazionale faccia pressione su Teheran per la liberazione di questa donna straordinaria”, afferma Gabriele Nissim, presidente della Fondazione Gariwo. “Il nostro sogno è vederla con noi al Giardino dei Giusti di Milano nel corso della prossima cerimonia per la Giornata dei Giusti”.

Dall’inizio delle proteste successive all’uccisione di Mahsa Amini, Gariwo è in prima linea per raccontare le storie delle Giuste iraniane, attraverso l’enciclopedia dei Giusti e iniziative di forte impatto, come il flash mob danzato – in collaborazione con l’associazione iraniana Maanà – al Giardino dei Giusti di Milano. Proprio dall’associazione Maanà è arrivata la candidatura affinché Narges Mohammadi venga onorata come Giusta al Giardino di Milano nel 2024. “Il nostro sogno è averla con noi per quella occasione”, dice Nissim.

com.unica, 7 ottobre 2023