Due indagini condotte dal Cnr-Irpps mostrano la presenza di una pronunciata adesione ai ruoli stereotipati in bambini e bambine e l’attenuazione di tali condizionamenti nel passaggio all’adolescenza.

I ruoli stereotipati di genere sono diffusamente interiorizzati nei primi anni di vita, con una tendenza alla riduzione di questo condizionamento nel passaggio all’adolescenza. A dirlo, un’indagine effettuata tra aprile e maggio 2021 su un campione di 410 bambine e bambini delle scuole primarie dei Municipi VI e VIII di Roma e un’indagine in corso su oltre 2.500 adolescenti di secondarie di secondo grado d’Italia. Le ricerche sono state effettuate dall’Osservatorio sulle tendenze giovanili (OTG), cogestito da Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps) e Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Agli/alle intervistati/e è stato sottoposto un elenco di azioni e ruoli chiedendo chi li svolgesse meglio tra maschi e femmine, o se il sesso fosse irrilevante. “L’analisi dei risultati mostra tra i bambini un livello di adesione medio-alto al ruolo stereotipato sia maschile (58,6%) sia femminile (52,9%), ossia all’idea che capacità, come fare il poliziotto, il presidente, lo scienziato e comandare al lavoro siano di dominio dei maschi, mentre pulire la casa, cucinare, fare la spesa e occuparsi dei figli siano di ordine femminile”, commenta Antonio Tintori del Cnr-Irpps. “Il livello più alto di adesione al ruolo sociale maschile si registra tra i bambini (25,6% contro il 18,2% delle femmine), mentre quello più alto di adesione al ruolo sociale femminile tra le bambine (22,5% contro il 17,8% dei maschi). Nella fascia adolescenziale, i risultati mostrano livelli medio-alti di adesione al ruolo stereotipato maschile (28,3%) e femminile (30,8%) decisamente inferiori a quelli registrati nella scuola d’infanzia. Il livello più alto di adesione si ritrova sempre tra gli alunni: ruolo maschile 13,1% maschi e 1,9% femmine; ruolo femminile 16,7% maschi e 6,4% femmine”.

L’indagine, effettuata tramite appositi indicatori nell’ambito dell’attività di ricerca Mutamenti Sociali, Valutazione e Metodi (MUSA), fa emergere un processo complesso di costruzione delle rappresentazioni sociali. “La riproduzione delle disuguaglianze di genere avviene mediante l’interiorizzazione di specifici stereotipi, l’adesione all’idea che esistano ruoli sociali differenziati, stabilendo squilibri che perpetuano una visione sessista”, conclude Tintori. “Come i dati dimostrano, la convinzione dell’esistenza di ruoli di genere, predeterminati e rigidi, che prevedono il primato dell’uomo nelle posizioni apicali di carriera e quello della donna negli oneri di cura e assistenza familiare, viene acquisita fin dai primi anni di vita attraverso la socializzazione primaria e categorie interpretative che stereotipizzano il contesto sociale. Le disuguaglianze si riproducono fortemente in ambito familiare ove i più piccoli, anche per imitazione, seguono condizionamenti che appaiono attenuarsi nel corso della crescita, ma più nelle femmine che nei maschi. È chiaro, dunque, il ruolo cruciale dell’educazione scolastica nello sradicamento di vincoli che compromettono il benessere e l’equità di genere, nonché lo sviluppo economico”. 

(Fonte Cnr)