Oltre 30 miliardi saranno investiti in istruzione e ricerca. Saranno finanziati fino a 30 progetti per infrastrutture innovative di rilevanza europea

“L’Italia è orgogliosa di voi”, ha detto il Presidente del Consiglio, Mario Draghi al termine del il suo intervento ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN che ha visitato ieri insieme al premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi.

Nati 35 anni fa, i laboratori sotto il Gran Sasso hanno contribuito a molte delle più rilevanti scoperte degli ultimi anni e rappresentano “un luogo capace di attrarre menti brillanti dall’estero e di valorizzare i nostri talenti.” “La mia visita di oggi – ha sottolineato  Draghi – è servita a capire meglio quale sia il contributo che il Governo e le istituzioni possono dare al mondo della ricerca”. “Vogliamo sostenervi e agevolare il vostro lavoro, e ovviamente senza ingerenze, almeno nel mio caso. Creare le condizioni economiche e culturali perché possiamo e possiate progettare e crescere. Facilitare le collaborazioni internazionali, di cui questi Laboratori sono un esempio virtuoso. E promuovere la cultura del merito, con la consapevolezza che i risultati possono non essere immediati. Perché, come ci ricorda il Professor Parisi, “il lavoro migliore di una vita di ricerca può saltare fuori per caso” e le sue applicazioni “apparire in campi assolutamente imprevisti”. La ricerca – ha sottolineato Draghi – deve essere al centro della crescita dell’Italia”.

Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha ricordato il presidente del consiglio, “investiamo oltre 30 miliardi in istruzione e ricerca. Finanziamo fino a 30 progetti per infrastrutture innovative di rilevanza europea. Nei prossimi 4 anni, destiniamo 6,9 miliardi di euro alla ricerca di base e applicata. A dicembre abbiamo pubblicato bandi, che si sono chiusi questa settimana, grazie Ministra, per un totale di circa 4,5 miliardi di euro. Finanzieranno cinque Centri Nazionali, gli Ecosistemi dell’Innovazione territoriali e le Infrastrutture di Ricerca e di Innovazione. Il nostro obiettivo è favorire il progresso scientifico e coinvolgere le nostre migliori competenze”.

“L’impegno del Governo – e a questo proposito voglio di nuovo ringraziare la Ministra Messa per il suo lavoro – è partire dai giovani ricercatori. Da molti voi, insomma”, ha aggiunto Draghi. “Il numero di nuovi dottori di ricerca in Italia è calato del 40% in circa 10 anni, tra il 2008 e il 2019, ed è oggi tra i più bassi nell’Unione Europea. Per invertire questa tendenza, raddoppiamo il numero delle borse di dottorato, dalle attuali 8-9 mila l’anno a 20mila, e ne aumentiamo gli importi. Finanziamo circa 2.000 nuovi progetti di giovani ricercatori sul modello dei bandi europei. E riformiamo i dottorati di ricerca per valorizzare il titolo anche al di fuori della carriera accademica, e formare competenze di alto profilo nelle principali aree tecnologiche”.

Nel discorso è stato messo in luce anche il ruolo fondamentale delle donne: “oggi sono molte di più le ricercatrici italiane che si affermano ai massimi livelli” e che “un numero sempre maggiore di scienziate guida progetti che spingono in avanti le frontiere della ricerca” è anche vero che “sono ancora troppo poche le ragazze che scelgono studi scientifici”. “Tra le giovani immatricolate nelle università italiane, solo una su cinque sceglie le cosiddette materie “STEM” – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica – la metà circa degli uomini. Si tratta di diseguaglianze che partono da lontano, addirittura dall’infanzia”, ha sostenuto Draghi citando Margherita Hack. Per invertire questa tendenza, quindi, occorre “intervenire lungo tutto l’arco dell’istruzione, dalla scuola all’università. Investiamo oltre un miliardo di euro per potenziare l’insegnamento delle materie STEM, anche con l’obiettivo di superare gli stereotipi di genere. Come previsto dalla Strategia nazionale per la parità di genere, puntiamo a portare la percentuale di studentesse in discipline STEM almeno al 35% degli iscritti. Di questo tema si è discusso nella scorsa settimana, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza. Questo dibattito deve portare al più presto a risultati concreti”.

La pandemia, ha osservato Draghi, “ha riproposto la centralità della scienza per le nostre vite e per la nostra società. È il silenzioso lavoro dello scienziato a fare la differenza tra la morte e la vita, tra la disperazione e la speranza. Vale per lo sviluppo di vaccini e di medicinali, come per la lotta al cambiamento climatico. Senza ricerca non può esserci innovazione, e senza innovazione non può esserci progresso”. La Scienza non è soltanto una somma di scoperte. “È soprattutto metodo” – ha ricordato ancora il premier. “Ci ricorda che alla base di ogni dibattito, anche il più acceso, devono esserci evidenze affidabili e verificabili. E che chiunque abbia posizioni di responsabilità o la capacità di influenzare il dibattito pubblico deve distinguere tra i fatti e ciò che è soltanto opinione. Oggi, ci confrontiamo con pulsioni antiscientifiche, che puntano alla delegittimazione dei singoli scienziati o delle loro istituzioni. Dobbiamo difenderli e dobbiamo coltivare la cultura scientifica, promuoverne il ruolo centrale nella società”.

“La società scientifica è rigore, entusiasmo, visione – a servizio della collettività e delle generazioni future. Per troppi anni, l’Italia non ha saputo accompagnare i suoi scienziati con la convinzione che meritano. Molti di loro sono partiti – e non per scelta – ma per costrizione”, ha ricordato il Premier. “Troppo pochi sono arrivati a portare qui le loro competenze, la loro passione. Colmare questi ritardi richiede coraggio, determinazione, ma – come ha ricordato oggi il Professor Parisi – soprattutto necessita di continuità. Tocca a noi tutti – ha concluso – prenderci cura della scienza, come la scienza si è presa cura di noi”.

Sebastiano Catte, com.unica 17 febbraio 2022