Patrick Zaki è stato scarcerato dal commissariato di Mansura in Egitto dopo 22 mesi di detenzione, in attesa della prossima udienza del processo che lo vede imputato, fissata per il primo febbraio. Appena liberato, lo studente egiziano dell’Università di Bologna ha detto: “Voglio essere in Italia il prima possibile, appena potrò andrò direttamente a Bologna, la mia città, la mia gente, la mia università”. “Sto molto bene ora, sono felice, non mi hanno spiegato che mi stavano rilasciando, non sapevo cosa stesse accadendo – ha poi proseguito lo studente. “Sono con la mia famiglia, la mia ragazza, mia sorella. Sono felice di rivederli. Sto realizzando ora quel che è successo. Voglio ringraziare l’Italia, tutti i partiti politici che mi hanno sostenuto, e Bologna e la mia università. Tornerò il più presto possibile, è casa mia. Grazie a Amnesty, a Riccardo Noury”.

“Aspettavamo di vedere quell’abbraccio da 22 mesi e quell’abbraccio arriva dall’Italia, da tutte le persone, tutti i gruppi e gli enti locali, l’università, i parlamentari che hanno fatto sì che quell’abbraccio arrivasse”, ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che tanto si è battuta per la libertà di Zaki.

Quando è stato arrestato al Cairo Zaki aveva 28 anni. Il suo calvario è iniziato il 7 febbraio 2021 quando stava rientrando per le vacanze in famiglia prima di tornare a Bologna e proseguire gli studi nel master europeo ‘Gemma’. In aeroporto viene fermato e, secondo le denunce di attivisti e legali, sottoposto a torture durante un interrogatorio su questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo per i diritti Lgbt. Dopo 19 mesi di custodia arriva il rinvio a giudizio. Zaki va a processo per un articolo sui copti perseguitati in Egitto. Resta in carcere e la nuova udienza è fissata per il 7 dicembre 2021, quando arriva il via libera per la scarcerazione.

com.unica, 9 dicembre 2021