Per Joe Biden la vittoria delle presidenziali Usa è sempre più vicina, mentre continua lo spoglio negli ultimi cinque Stati che sono decisivi per il risultato final. Al momento il candidato democratico è in vantaggio in Arizona e Nevada, mentre in Pennsylvania e North Carolina è avanti Donald Trump. Nella giornata di ieri si sono svolte delle manifestazioni promosse da sostenitori di entrambi gli schieramenti: contro Trump sono scese in strada centinaia di persone a New York, Portland e Minneapolis, mentre a Phoenix alcuni sostenitori del presidente hanno circondato un ufficio dove si stava tenendo lo spoglio.

Trump fa intendere di non voler accettare la sconfitta e continua a gridare ai brogli e al complotto contro di lui: “Se si contano i voti veri vinco io”. Accusa, senza uno straccio di prova – cosa che molti media americani mettono subito in evidenza – “la corrotta macchina democratica”, definisce “Detroit e Philadelphia due dei più corrotti posti politici nel nostro Paese che non possano lasciare che siano i responsabili della manipolazione dell’esito della corsa elettorale, di una corsa presidenziale che è la più importante della storia” (Repubblica). Ha già fatto partire una lunga serie di azioni legali e prova in tutti i modi a bloccare e invalidare i voti conteggiati dopo l’Election Night del 3 novembre. Come ad esempio in Nevada, che è uno degli stati chiave nella corsa alla Casa Bianca. “La controversia legale sulle elezioni finirà alla Corte suprema”, ha ribadito il presidente americano in carica dopo aver denunciato (senza fornire prove) che ci sono state “varie irregolarità allarmanti” e che osservatori repubblicani si sono visti negare l’accesso ai seggi di Philadelphia e Detroit.

Intanto Joe Biden parla come se fosse già presidente. “Non ci saranno Stati rossi o Stati blu quando vinceremo. Ci saranno solo gli Stati Uniti d’America”. Messa da parte la sua proverbiale prudenza, ha parlato a un’America col fiato sospeso, mostrandosi certo che alla fine la maggioranza dei grandi elettori necessari per vincere la presidenza sarà sua. Ne servono almeno 270 e lui è già a quota 264. Al candidato democratico basta prendere uno solo degli Stati chiave ancora in ballo per assicurarsi la vittoria.

com.unica, 6 novembre 2020