I numeri forniti nel pomeriggio di ieri dal capo della protezione civile Angelo Borrelli

Cresce il numero dei guariti ma anche quello dei morti: l’epidemia di coronavirus non si arresta e i numeri di oggi lo confermano. 41 le persone guarite oggi, per un totale di 1045; 196 i decessi in più di ieri. Il numero dei contagiati attualmente positivi è di 10590. Questi i numeri riferiti oggi dal capo della protezione civile Angelo Borrelli, nel consueto punto stampa del pomeriggio, oggi affiancato da Giovanni Rezza, capo del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Numeri che sembrano più drammatici di quello che sono, ha spiegato Borrelli, perché comprendono anche quelli che mancavano ieri– “una parte delle persone in isolamento domiciliare, circa 600, risultate positive – dalla Lombardia.
Il totale delle persone in terapia intensiva sono 1028; il totale dei ricoverati con sintomi 5838.
Ancora presto per valutare l’efficacia delle norme di contenimento, ma, ha spiegato Rezza, il tasso di mortalità in Italia non è più alto di quello della Cina, come potrebbe emergere da una lettura superficiale dei dati.
“Il tasso di letalità italiano sembra essere più elevato da quello riscontrato in Cina”, ha detto Rezza. “Questa ha fatto un po’ scalpore anche all’estero. Intanto, se si stratifica il dato per età scopriamo che il tasso non è più alto di quello cinese, anzi tende ad essere forse un po’ più basso perché la popolazione italiana è molto più anziana di quella cinese”. Il confronto con gli altri Paesi, comunque, è impossibile perché diverse sono le modalità scelte per fare i tamponi: “se un Paese fa molti test, succede che pesca anche molti asintomatici e il tasso di letalità è più basso; se si cominciano a testare solo le persone sintomatiche, come fa l’Italia, il tasso si alza perché noi testiamo le persone che stanno più male”.
Quanto all’origine del virus, non c’è alcun ceppo italiano, ha ribadito Rezza confutando alcuni articoli di stampa: “l’ISS ha finora sequenziato e isolato il virus del paziente cinese arrivato a Roma, quello di un altro isolato allo Spallanzani e di un paziente Lombardo. Adesso stiamo isolando il virus di un paziente del Veneto e stiamo sequenziando l’intero genoma”, da cui emerge che “il virus è sempre quello cinese, non c’è dubbio. Ci sono solo piccole mutazioni: questi virus RNA sono piccolini, riproducendosi fanno degli errori e ci sono delle mutazioni” che però “non cambiano le caratteristiche”. Il virus “non è diventato più aggressivo”.
Non è più aggressivo, ma è certo che è contagioso: per questo è importante seguire le raccomandazioni e le limitazioni imposte dal Governo. Limitazioni che alcune regioni come la Lombardia vorrebbero ancora più stringenti, ma su questo – ha detto Borrelli – decide il Governo “anche in base all’esito delle valutazioni scientifiche al che momento non sono cambiate”. Serve la collaborazione di tutti e deve essere “volontaria”, ha sottolineato il capo della protezione civile appellandosi al senso di responsabilità di ciascuno, posto che, comunque, sono iniziati i controlli delle forze dell’ordine e dei militari.
La domanda di un giornalista cinese sull’offerta di collaborazione all’Italia di medici del suo paese ha dato spunto a Rezza per sottolineare l’importanza di quanto fatto in Cina.
“La Cina ci ha insegnato molto in termini di contenimento dell’infezione perché quello che è stato fatto a Wuhan è stato veramente un successo. Certo, le misure in Europa si stanno applicando in maniera un po’ diversa, ma il contenimento fatto in Cina ha insegnato che misure stringenti possono rallentare se non addirittura contenere focolai anche grandi”.
Quanto alla collaborazione scientifica con l’Italia “credo che abbiamo molto da apprendere soprattutto sulle sperimentazioni cliniche che sono in corso in Cina perché – ha spiegato rezza – essendo stata colpita per prima e avendo avuto un numero di pazienti molto elevato ha sperimentato diversi farmaci anche utilizzati per altre patologie. Siamo in attesa di proprio dati che ci dicano qual è l’evidente efficacia dei diversi trattamenti antivirali, sia per l’uso di terapia intensiva che subintensiva”.
Terapie che in regioni come la Lombardia sono in forte affanno: Borrelli ha confermato l’attivazione della Cross e il trasferimento di 10 persone in altre regioni. “La movimentazione di pazienti avviene nei casi in cui c’è una reale esigenza e una situazione di sofferenza degli ospedali” seguendo diversi criteri, tra cui quello di non allontanare troppo il paziente dal suo luogo di residenza.
Per evitare che questa situazione peggiori è importante stare a casa, ha ribadito ancora una volta Borrelli invitando tutti i cittadini a collegarsi al sito IO RESTO A CASA del Governo con le raccomandazioni e tutte le spiegazioni ai quesiti più richiesti.
Durante la conferenza stampa è giunta la conferma che l’Oms ha dichiarato la pandemia.
Dure le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus: “l’Oms ha valutato questa epidemia giorno dopo giorno e siamo profondamente preoccupati sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione”.
Una critica, quest’ultima, che secondo Rezza non riguarda l’Italia, viste le misure messe in campo: lo stato di pandemia, ha spiegato, “non aggiunge molto a quanto succede qui da noi”. Posto che per pandemia si intende “diffusione globale dell’infezione”, quello che l’Oms dice è che “in effetti alcuni stati hanno fatto poco per arginarlo”.
“La Corea sta provando con tutte le forze ad arginare l’infezione, così anche il Giappone. Diciamo che in Estremo Oriente la reazione è stata abbastanza dura. Purtroppo la situazione è sfuggita di mano in alcuni paesi, come sembra sia successo in Iran. Io, a titolo personale, ho sempre sostenuto che da parte dell’Unione Europea sarebbe stata auspicabile una reazione più decisa, sembra, però, che paesi come la Francia e la Germania in questo momento stiano prendendo provvedimenti più restrittivi”. Provvedimenti che “il nostro paese ha già preso”. Primo tra tutti la chiusura delle scuole per tutelare i più piccoli, anche se sembra che oltre ad essere poco colpiti, sono anche quelli che reagiscono meglio al virus. 43 i bambini, ad oggi, risultati positivi. “I bambini sono abbastanza pochi e soprattutto sembrano superare la malattia abbastanza brillantemente e questa è una buona notizia”, ha confermato Rezza, prima di citare uno studio estero che “mostra come bambini che non hanno sintomi clinici possono però risultare positivi al tampone”. Anche per questo è stato “necessario chiudere le scuole” e poi prendere gli altri provvedimenti restrittivi sulla cui efficacia “abbiamo fiducia”.

com.unica, 12 marzo 2020