A 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, il commento di Pierluigi Battista sul Corriere

Tra le cose a cui tengo di più e che non vorrei mai perdere c’è un frammento del Muro di Berlino fatto a pezzi nel novembre 1989, trent’anni fa esatti, che un tedesco allora giovane come me mi aveva portato come un meraviglioso trofeo della libertà ritrovata. Chi oggi non ha almeno quarant’anni non può capire con quale senso di liberazione abbiamo vissuto in diretta le picconate che stavano demolendo in una grande festa commovente un monumento lugubre dell’oppressione e del totalitarismo.

Le folle dei berlinesi dell’Est che sciamavano ebbre di felicità verso i negozi considerati dal comunismo al potere simbolo del vituperato consumismo occidentale. Il maestro Mstislav Rostropovich che con il suo violoncello suonava davanti al Muro preso d’assalto dai giovani finalmente liberi per festeggiare la caduta di una barriera che, diceva, «mi lacerava il cuore». Quel rumore di martelli perché ogni tedesco che si trovava lì voleva dare il suo contributo alla distruzione materiale di un incubo.

Emozioni incancellabili, che ho ritrovato anni dopo quando insieme a mia figlia ci siamo commossi al Museo del Checkpoint Charlie davanti alle immagini dei tanti tedeschi prigionieri di Berlino Est che cercarono di attraversare la frontiera nei modi più avventurosi per sfuggire ai Vopos, i cecchini della dittatura della Ddr, il regno della Stasi. Un’emozione che però non attenua il senso di vergogna che molti di noi dovrebbero provare per essere stati, nei decenni prima del glorioso ’89, dalla «parte sbagliata», dalla parte degli aguzzini che costruirono quel muro e non da quella di John Fitzgerald Kennedy che, a pochi metri dal Muro, gridava «Ich bin ein Berliner» davanti a una folla di berlinesi dell’Ovest libero.

Non è vero? Eravamo forse da quella parte sbagliata «a nostra insaputa», senza mai scendere in piazza per la libertà dell’Est Europa soffocata da muri e carri armati? O invece abbiamo fatto finta di non vedere, per non vivere crisi di coscienze? Circola addirittura in Occidente una certa nostalgia per l’ordine mondiale garantito dalla guerra fredda. Fate pure, ma a un patto: che stavolta dalla parte buia del muro ci andiate voi, e con i Vopos ci abbiate a che fare voi. Un po’ per uno, a turno. Con un consiglio letterario: «Cani neri» di Ian McEwan, per imparare qualcosa di quel magnifico crollo del Muro della vergogna.

Pierluigi Battista, Corriere della Sera 21 ottobre 2019