È finito senza un accordo il secondo summit fra Donald Trump e Kim Jong-un sulla Corea del Nord ad Hanoi. Dopo i colloqui fra i due leader sono saltati il pranzo e la firma di una dichiarazione congiunta. Le versioni fornite dalle due parti ai media sono discordanti (Ap).

Trump, che è tornato ieri alla Casa Bianca, ha detto prima di lasciare Hanoi che i colloqui sono crollati perché il leader della Corea del Nord ha insistito affinché tutte le sanzioni che gli Stati Uniti hanno imposto a Pyongyang vengano revocate senza che il Nord si impegni fermamente a eliminare il suo arsenale nucleare. Ma la Corea del Nord ha contestato tale considerazione, insistendo sul fatto che aveva chiesto solo un parziale sgravio delle sanzioni in cambio della chiusura del suo principale complesso nucleare. Le due parti rimangono quindi ancora distanti sul tema della cosiddetta “denuclearizzazione” della penisola coreana, anche se meno di quanto lo fossero lo scorso anno (Il Sole 24 Ore). 

Trump deve ora fare i conti con le critiche che gli vengono mosse all’interno degli Stati Uniti su come ha condotto il meeting con il dittatore coreano. Molti trovano allarmante che il presidente abbia parlato con Kim anche faccia a faccia, alla sola presenza di interpreti, senza quindi che ci sia un resoconto ufficiale di cosa sia stato detto. Una soluzione pericolosa quando si tratta di trattative molto delicate, hanno sottolineato vari analisti, in quanto può lasciare alla controparte la possibilità di sostenere – in modo non verificabile – di aver ricevuto promesse su cui innestare rivendicazioni. 

com.unica, 1 marzo 2019