Nel maggio 2016, per far fronte al proliferare dell’incitamento all’odio razzista e xenofobo online, la Commissione europea e quattro colossi dell’informatica (Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube) hanno presentato un “Codice di condotta per contrastare l’illecito incitamento all’odio online“.
La decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia qualifica come reato l’istigazione pubblica alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo di persone, o di un suo membro, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all’ascendenza o all’origine nazionale o etnica. L’istigazione all’odio, come definita nella decisione quadro, costituisce reato anche quando avviene online.
L’Unione europea, gli Stati membri, i social media e altre piattaforme condividono tutti la responsabilità collettiva di promuovere e favorire la libertà di espressione nel mondo online e, nel contempo, sono tutti tenuti a vigilare che Internet non diventi un ricettacolo di violenza e odio liberamente accessibile.
Al giorno d’oggi, le società informatiche valutano entro 24 ore l’89% dei contenuti segnalati e rimuovono da Internet il 72% dei contenuti ritenuti illeciti incitamenti all’odio, contro il 40% e il 28%, rispettivamente, nel 2016, anno in cui il Codice è stato varato. Ora, però, è necessario un miglioramento, da parte loro, del feedback agli utenti.
Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea responsabile per il Mercato unico digitale, ha dichiarato: “La valutazione di oggi dimostra come la collaborazione con le imprese e la società civile produca risultati. Oggi le società informatiche valutano entro 24 ore l’89 % dei contenuti segnalati e, quando necessario, intervengono tempestivamente per cancellarli da Internet: una percentuale più che doppia rispetto al 2016. Ma la cosa più importante è che il Codice funziona perché rispetta la libertà di espressione. Su Internet si naviga per condividere opinioni e trovare informazioni con un semplice clic e nessuno dovrebbe sentirsi a rischio o minacciato a causa di contenuti illegali improntati all’odio che vi restano memorizzati”. 
Vera Jourová, Commissaria europea per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, ha aggiunto: “L’illecito incitamento all’odio online non è solo un reato, ma rappresenta anche una minaccia alla libertà di espressione e all’impegno democratico. Nel maggio 2016 ho varato il Codice di condotta sull’illecito incitamento all’odio online, perché avevamo urgentemente bisogno di fare qualcosa contro questo fenomeno. Oggi, a due anni e mezzo di distanza, possiamo dire di aver trovato il modo giusto per farlo grazie all’istituzione, in tutta Europa, di una norma su come affrontare questo grave problema e, nel contempo, tutelare appieno la libertà di espressione”.
Dal 2016, anno in cui è stato varato, il Codice di condotta continua a promuovere progressi costanti e oggi, come conferma la recente valutazione, le società informatiche reagiscono con prontezza per contrastare i contenuti di incitamento all’odio razziale e xenofobo che vengono loro segnalati. Esse, tuttavia, devono ora migliorare il feedback agli utenti che segnalano tali contenuti e garantire maggior trasparenza sulle notifiche e sulle cancellazioni effettuate.
I contenuti illegali vengono cancellati in modo sempre più rapido, ma senza sfociare in eccessi: il tasso di rimozione indica infatti che la revisione effettuata dalle società informatiche continua a rispettare la libertà di espressione. Grazie al Codice, inoltre, le organizzazioni della società civile, le autorità nazionali e le piattaforme informatiche hanno creato partenariati per promuovere attività di sensibilizzazione e di educazione.
Nel 2018, infine, quattro nuove società hanno deciso di aderire al Codice: Google+, Instagram, Snapchat e Dailymotion. Anche la piattaforma francese di giochi online Webedia (jeuxvideo.com) ha annunciato oggi la sua partecipazione.

com.unica, 5 febbraio 2019