Oggi l’attore sarà ricordato a Roma alla Casa del Cinema. Tutte le tappe di un lungo percorso artistico, a partire dal debutto a soli 14 anni a Fiuggi con l’amico e sodale Pino Pelloni.

Se n’è andato un altro grande del cinema e del teatro italiano. Ennio Fantastichini è morto ieri al Policlinico Federico II di Napoli all’età di 63 anni a causa di una serie di complicazioni legate a una leucemia promielocitica acuta. Oggi, a partire dalle 15, verrà allestita la camera ardente alla Casa del Cinema, in Largo Marcello Mastroianni, a Roma e un ricordo pubblico è previsto intorno alle ore 18.

La sua scomparsa ha lasciato un vuoto enorme in chi l’ha conosciuto come persona di grande umanità e artista dotato di un talento eccezionale, che sin dalle prime apparizioni in teatro e al cinema si è sempre fatto apprezzare per la sua straordinaria versatilità, capace di interpretare in maniera brillante e con una vitalità prorompente qualsiasi ruolo, dal comico al drammatico. Un talento che, a detta di tanti addetti ai lavori, probabilmente gli avrebbe consentito di raggiungere traguardi ancora più prestigiosi – anche sul piano internazionale – se non fosse stato per la sua indole da persona profondamente schiva e una sua certa propensione all’autocritica che contrastavano non poco con quella maschera da duro che non ha mai voluto scrollarsi di dosso forse anche per poter difendere al meglio la sua privacy, a cui teneva tanto.

Sono numerose le testimonianze di affetto nei suoi confronti che giungono in queste ore dal mondo del cinema. “Sono distrutto; la notizia mi ha raggiunto a Londra dove sono a presentare proprio la “Stoffa dei Sogni” che Ennio ha molto amato e dove è semplicemente strepitoso. Il pubblico ignaro ha applaudito a lungo un attore immenso e l’uomo; ma io non riesco a non pensare al tuono di quella tua risata che mi manca già e non sentirò più” – ha scritto su Facebook il regista Gianfranco Cabiddu. Questa invece la commossa testimonianza di un altro regista molto legato a Fantastichini, Ferzan Ozpetek: “La mia mina vagante se n’è andata. L’ho amato lo amo lo amerò sempre. Il cinema ha perso un grande attore… Io ho perso tante cose un amico… un fratello”.  

Ennio Fantastichini era nato a Gallese, in provincia di Viterbo, nel 1955. Figlio di un maresciallo dei Carabinieri, ha vissuto negli anni della gioventù a Fiuggi, da dove si è poi trasferito a Roma per studiare recitazione all’Accademia nazionale d’arte drammatica.

La passione e la vocazione per la recitazione sbocciano in lui proprio negli anni trascorsi nella cittadina termale. Al riguardo non rilascia dichiarazioni il “fraterno” amico Pino Pelloni, direttore di questa testata nonché storico e autore teatrale. Ma frugando nell’archivio della Fondazione Levi Pelloni, nella sezione che riguarda ben 50 anni della vita politica, sociale e culturale di Fiuggi, abbiamo trovato una ricca documentazione, anche fotografica, dalla quale abbiamo ricavato che il debutto teatrale di Fantastichini, appena quattordicenne, avvenne nel teatrino della chiesa Regina Pacis (19 marzo 1969) proprio ad opera di Pino Pelloni, con un lavoro dallo strano titolo di “Efylassope di Monica e Marco”. Con il gruppo teatrale di Pelloni, amico e coetaneo di Piero, il fratello pittore di Ennio Fantastichini, il “ragazzo” Ennio interpretò “Terrore e miseria del Terzo Reich” di Brecht e “Leonzio e Lena” di Buchner per poi approdare, per la regìa di Stefano Mastini al Teatro Abaco di Roma con “Aspettando Godot”. Dalle locandine dell’epoca viene fuori anche il nome di Giorgio Barberio Corsetti, divenuto poi uno dei più apprezzati registi di sperimentazione teatrale d’Europa.

Dai ritagli dei giornali dell’epoca (ad esempio “Il Messaggero” del 1 dicembre 1969) troviamo anche che il giovane Ennio Fantastichini insieme a Pino Pelloni e ad altri sette giovani militanti del Partito Radicale vennero arrestati per aver portato a recitare all’Università di Roma la compagnia americana del “Living Theatre”. Lo spettacolo si intitolava “Paradise Now” e Roma, considerata all’epoca Città Santa, non poteva ospitare il gruppo di teatranti guidati da Julian Beck e Judith Malina.

Dopo le prime esperienze teatrali arriverà presto anche la consacrazione nel mondo del cinema. Il suo primo ruolo lo ottenne nel film “Fuori dal giorno” di Paolo Bologna del 1982. Nel 1988 interpreterà Enrico Fermi nel film “I ragazzi di via Panisperna” di Gianni Amelio. Sempre con Amelio recitò in “Porte Aperte” (1990), ispirato all’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia e per il quale vinse anche il Nastro d’argento. Un film che segnò una tappa fondamentale nella sua carriera per l’incontro con colui che Fantastichini ha sempre considerato il suo grande maestro e mentore, l’attore per eccellenza: Gian Maria Volontè. “È dopo averlo visto recitare in “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” che ho deciso di fare l’attore”, ha raccontato in un’intervista. In seguito altre interpretazioni che contribuiranno in maniera decisiva a farlo conoscere al grande pubblico, a partire da “Ferie d’agosto” (1996) di Paolo Virzì. Nel 2007 reciterà nel film “Saturno contro” di Ferzan Özpetek e nel 2008 nel lungometraggio “Fortapàsc” di Marco Risi. Nel 2010 è diretto ancora da Özpetek in “Mine vaganti”, per il quale vince il David di Donatello come miglior attore non protagonista. L’ultimo film di un certo successo e a cui l’attore è rimasto molto legato è “La Stoffa dei Sogni” (del 2016) di Gianfranco Cabiddu, ambientato nell’isola dell’Asinara e tratto dalla pièce “L’arte della commedia” di Eduardo De Filippo e dalla sua traduzione in napoletano de “La tempesta” di William Shakespeare. “Una storia nella quale credo e dove, da padre, ho trovato anche un legame personale. La necessità di saper lasciar andare i figli, amore è dare libertà”– ha raccontato Ennio Fantastichini. 

Oltre ad aver interpretato numerosi film Fantastichini recita con successo in molte serie televisive: come “La Piovra 7” (1997), “Sacco e Vanzetti” (2005), in cui interpreta l’anarchico Bartolomeo Vanzetti (ruolo interpretato nel film di Montaldo proprio da Volonté) e “Paolo Borsellino”, nel ruolo di Giovanni Falcone. Ma l’ultima apparizione sarà nel suo amato teatro, come indiscusso protagonista del ‘King Lear’ di Giorgio Barberio Corsetti. “Solo Ennio Fantastichini avrebbe potuto interpretare il mio ‘King Lear – ha dichiarato all’Adnkronos Giorgio Barberio Corsetti – Aveva una capacità unica e straordinaria di saper comunicare, con il suo corpo, con la sua voce, contemporaneamente il riso e il pianto, il comico e il tragico”. Lo stesso attore ha ammesso in un’intervista al Corriere della Sera di identificarsi profondamente nel personaggio shakespeariano: “Anche io come Lear non considero la mia vita conclusa e non ho alcuna intenzione di andare in pensione, però voglio riprendere del tempo per me e riuscire finalmente a fare un po’ di cose che desidero e che, finora, non sono riuscito a godermi. In un certo senso anche io voglio vivere una nuova adolescenza”.

Sebastiano Catte, com.unica 2 dicembre 2018