Si  è abbattuta anche su un ospedale la furia dei jihadisti del Califfato Nero: i militanti dell’ala libica dello Stato Islamico (Isis) hanno attaccato e incendiato una casa di cura a Sirte con all’interno decine di persone ricoverate. Lo riferisce la tv satellitare Al Arabiya che parla di “decine di morti”. La televisione panaraba afferma che il bilancio di sangue di tre giorni di scontri tra gli uomini del Califfato e le milizie salafite appoggiate da giovani abitanti della città, sulla costa libica, “è di 106 morti”.

L’ospedale incendiato dai jihadisti si trova nel quartiere residenziale “Hai 3” dove si è registrata una ribellione degli abitanti soffocata nel sangue. Secondo Al Wasat, portale libico d’informazione, che cita fonti locali, “i jihadisti, prima di appiccare il fuoco, hanno fatto irruzione nell’edificio uccidendo 22 feriti”.  

L’altro giorno i miliziani dello Stato Islamico hanno bombardato oggi una zona residenziale della città natale del fu rais Muammar Gheddafi, nel corso degli scontri in atto da lunedì scorso tra gli uomini del Califfato nero e le altre fazioni islamiste appoggiate dagli abitanti, che tentano di riappropriarsi dell’area. Lo hanno riferito diversi media e siti web arabi, mentre una ong libica ha denunciato lo “sterminio di massa” degli abitanti della città. Secondo diverse testimonianze riprese sui social media, sarebbero almeno 47 i morti da lunedì scorso, ma le notizie che arrivano dalla città, nella zona centrale della costa libica, sono confuse.

Secondo il sito web libico “Al Wasat”, i giovani di Sirte, alleati con milizie salafite locali, hanno strappato all’Isis il controllo del porto, ma per la tv satellitare “Al Arabiya” i jihadisti lo avrebbero riconquistato. “Nella città di Sirte i civili sono vittime di un progetto di sterminio di massa perpetrato dall’Isis che sta bombardando la città in modo indiscriminato”, è la denuncia fatta su Twitter dal “Comitato nazionale per la difesa dei diritti umani”, un’organizzazione non governativa di attivisti libici. Gli scontri sono scoppiati lunedì dopo l’uccisione da parte dei jihadisti dell’Isis del leader salafita Khalid Ben Rijab.

(com.unica 16 agosto 2015)