[ACCADDE OGGI]

Volevamo dei responsabili e ora ci sono, volevamo giustizia e verità e l’abbiamo avuta” furono le parole pronunciate alla lettura della sentenza con la quale nel Gennaio 2010 la Cassazione definitivamente condannò i ritenuti responsabili della morte dei 27 bambini e di una maestra in seguito al crollo, il 31 ottobre 2002, della scuola di San Giuliano di Puglia. Una giustizia che per il tempo che ha impiegato per definitivamente pronunciarsi letteralmente impallidisce di vergogna dinanzi a quei terrificanti 60 secondi in cui in quel terribile mattino di giovedì 31 ottobre 2002 la terra in Molise tremò e il tetto di una scuola materna ed elementare, una scuola ristrutturata, ampliata ma non collaudata, crollò sulla testa di 58 bambini, di due bidelli e di quattro insegnanti. Un boato agghiacciante si udì mentre un immenso e fitto polverone si alzava in quella via Giovanni XXIII di San Giuliano di Puglia alle ore 11,32 e della scuola Francesco Jovine restava solo una montagna di macerie dalle quali si udivano grida di aiuto che col passare delle ore arrivarono sempre più deboli ai soccorritori costretti a scavare anche con le mani. Alla fine, come detto, il bilancio dei non sopravvissuti fu drammatico, 27 bambini e una loro insegnante restarono sepolti sotto il tetto di quella scuola che avrebbe dovuto avviarli ad una vita futura.

Oggi che ricorre il 16esimo anniversario della morte di quegli angeli di San Giuliano di Puglia una domanda ritorna di amara attualità aldilà delle accertate responsabilità per il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia: perché – nonostante già il giorno e la sera precedente si fossero avvertite forti scosse di terremoto – il personale scolastico e i bambini andarono a scuola quel tragico mattino del 31 ottobre 2002?

(Franco Seccia, com.unica 31 ottobre 2019)