La notizia è stata riportata nel sito dell’Official Monetary and Financial Institutions Forum (OMFIF), dove è stato pubblicato anche l’audio in cui Yanis Varoufakis ha comunicato a un gruppo di fund manager della City il suo “piano segreto” per gestire il passaggio a una nuova valuta in caso di fallimento dei negoziati con Bruxelles. L’ex ministro greco ha rivelato anche che per ottenere questo scopo ha dovuto mettere in piedi una vera e propria task-force, la cui guida è stata affidata all’economista americano James Galbraith, docente dell’Università del Texas.

Varoufakis ha così spiegato come si è arrivati a questa decisione: “Il primo ministro, prima che vincessimo le elezioni, mi aveva dato l’ok per formulare un piano B. Io ho messo in piedi un piccolo team che avrebbe dovuto lavorare sottotraccia per ovvie ragioni”. Si trattava in altri termini di creare un sistema di pagamento parallelo per consentire all’economia di stare a galla e per dare alla gente la sensazione che lo Stato avesse tutto sotto controllo.

“Prendiamo il caso dei primi momenti in cui le banche sono chiuse, i bancomat non funzionano e ci deve essere un qualche sistema di pagamento parallelo per permettere all’economia di stare in piedi per un po’ e per dare alla gente la sensazione che lo Stato abbia tutto sotto controllo e che ci sia un piano”, dice ancora Varoufakis.

Il gruppo di lavoro aveva ideato un sistema di pagamento “ombra” basato sul sito dell’Agenzia delle Entrate greco che avrebbe permesso, attraverso un Pin fornito a chi doveva del denaro, di trasferire la somma in questione in un “formato digitale” e nominalmente in euro. “Questo sistema era ben sviluppato e avrebbe fatto una gran differenza”, afferma Varoufakis. “Avremmo potuto estendere il sistema agli smartphone con un’app – aggiunge ancora l’ex ministro – e sarebbe potuto diventare un funzionale meccanismo finanziario parallelo: al momento opportuno sarebbe stato convertito nella nuova dracma”.

Il Piano poi non è mai stato realizzato perché non c’è stata l’autorizzazione del primo ministro Tsipras. Varoufakis dice anche che la crisi greca “non è affatto finita” e che la difficoltà di tradurre in realtà il piano stava “nel passare dalle cinque persone che lo stavano immaginando alle 1.000 che avrebbero dovuto realizzarlo”. Per la “fase due” serviva una nuova autorizzazione da parte del primo ministro Alexis Tsipras. Autorizzazione che non è mai arrivata.

Galbraith da parte sua ha confermato nel suo blog di aver preso parte al team di lavoro segreto. “Ho lavorato cinque mesi, dai primi di febbraio ai primi di luglio, a stretto contatto con Yanis Varoufakis ed ero parte del gruppo di lavoro che ha elaborato piani alternativi contro potenziali tentativi di asfissiare il governo greco, compreso azioni aggressive per spingere il Paese ad abbandonare l’euro”.

(Sebastiano Catte, com.unica 28 luglio 2015)