Durante i conflitti e la fuga, il rischio di violenza di genere è sempre altissimo. Tra le persone ucraine costrette a fuggire, una su due è una donna, che, spesso, ha la responsabilità di cercare protezione anche per i propri figli e per i familiari che l’accompagnano.
100 giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), chiedono ai soggetti impegnati nella risposta all’emergenza di prioritizzare otto azioni chiave di prevenzione e risposta alla violenza di genere.
Da fine febbraio ad oggi, quasi 7 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina, di cui oltre 127 mila sono arrivate in Italia.
Una persona su due è una donna che, durante il viaggio, ha spesso la responsabilità di cercare rifugio e protezione anche per i/le bambini/e e le persone anziane che viaggiano con lei. Durante i conflitti e la fuga e, quando possibile, anche in caso di ritorno nei paesi di origine, le donne, le ragazze e le bambine affrontano rischi specifici di violenza di genere.
Dall’inizio della guerra molte sono state le testimonianze di molestie e violenze sessuali, compreso lo stupro, ricevute dai servizi di contrasto alla violenza di genere.
Ai rischi della fuga si aggiungono le sfide e i problemi legati alle soluzioni di accoglienza, sia pubblica che privata, nei paesi di accoglienza. La presenza tra gli arrivi di molti nuclei monoparentali richiede inoltre l’adozione di approcci dedicati. Resta prioritario quindi anche l’accesso inclusivo ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, materna e neonatale.
Per questo l’OIM, l’UNHCR e l’UNICEF, in linea con gli standard e gli obblighi internazionali e nazionali, promuovono otto azioni chiave per rafforzare gli sforzi già in essere per una risposta adeguata e tempestiva.

LE OTTO AZIONI CHIAVE
Rafforzare 
l’accesso a servizi di qualità in risposta alla violenza di genere per le donne e le ragazze fuggite dall’Ucraina e da altri Paesi, attraverso un sistema di supporto integrato e l’assistenza di mediatrici e mediatori linguistico-culturali o interpreti formati, in linea con il Piano Strategico Nazionale sulla Violenza Maschile contro le Donne.

Rafforzare l’accesso alle informazioni sui servizi di risposta alla violenza di genere, tenendo conto dell’età, della cultura e della lingua delle donne e delle ragazze fuggite dall’Ucraina, o di altre nazionalità.
Promuovere standard minimi di tutela nei confronti delle donne e delle ragazze che giungono in Italia, integrando ogni azione di supporto con sistemi di verifica, consultazioni con le donne e le ragazze rifugiate e meccanismi di segnalazione sicuri e accessibili.
Prevenire il rischio di tratta di esseri umani e sostenere le persone sopravvissute alla tratta, diffondendo informazioni corrette ed adeguate all’età, al genere e alla cultura.
Garantire la sicurezza delle donne e delle ragazze ospitate in Italia, attuando processi di mitigazione del rischio di violenza di genere nell’ambito delle diverse forme di accoglienza.
Rafforzare la capacità del sistema di assistere tempestivamente le persone sopravvissute a violenza di genere, investendo sulla preparazione di operatori e operatrici in prima linea di fornire una risposta iniziale e di indirizzare prontamente le persone sopravvissute a servizi specializzati.
Garantire la consultazione e la partecipazione di donne e ragazze, includendo la loro voce per la definizione delle strategie di risposta.
Rafforzare la raccolta e analisi di dati disaggregati per genere, per progettare meglio i programmi ed erogare i servizi in base alle relative esigenze.

(Fonte Aise)