Il 30 aprile 1986, nella sede dell’allora Cnuce-Cnr si stabilì il primo collegamento. Ma allora sembrava a tutti un progetto di ricerca utile solo al mondo accademico.

Era il 30 aprile 1986, una data destinata a passare alla storia: quel giorno si stabilì il primo collegamento Internet italiano, partito dalla sede dell’allora Cnuce-Cnr (Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico, che già nel 1974 era passato al Consiglio Nazionale delle ricerche), quando Blasco Bonito, uno dei ricercatori italiani che si collegarono alla Rete Arpanet (progenitrice di Internet) negli Stati Uniti, lanciò il comando “ping” e ricevette in risposta l’”Ok” dagli Usa. 

I ricercatori del Cnr di Pisa lavoravano da tempo alle reti di computer e ne studiavano le interconnessioni e per questa ragione, chiesero di collaborare al progetto sperimentale di Internet, che collegava già Università e molti centri di ricerca e militari negli Stati Uniti.

Fino ad allora, l’unico mezzo di comunicazione era la mail, che dialogava con un proprio standard e viaggiava su reti informatiche chiuse e in tempi ridotti. La spinta sull’acceleratore della ricerca la diede la necessità di uno scambio di informazioni e di dati in tempi più rapidi, e questo poteva essere garantito soltanto attraverso un collegamento a una rete telematica mondiale. Con il collegamento a Internet del 1986, l’Italia riuscì a comunicare attraverso il protocollo Tcp/Ip, unico standard informatico della rete mondiale. E per questo bastò un “ping”, il messaggio lanciato dalla sede del Cnuce-Cnr di Pisa grazie a un “Butterfly Gateway”, una sorta di grande router, fornito dal Governo americano.

Un fatto straordinario, che oggi avrebbe occupato tutte le prime pagine dei giornali, ma che allora fu del tutto ignorato dalla stampa, presa probabilmente da altri fatti di cronaca, uno per tutti il disastro nucleare di Chernobyl, che aveva scosso l’intera Europa qualche giorno prima. Nemmeno Stefano Trumpy, Luciano Lenzini e Antonio Blasco Bonito, i tre informatici del Cnuce protagonisti dell’impresa, in quel momento si resero conto che c’era qualcosa di grandioso da festeggiare perché fu l’inizio di una rivoluzione che avrebbe stravolto le nostre vite. In quei giorni sembrava a tutti un progetto di ricerca come tanti altri, utile solo al mondo accademico.

“Nessuno poteva prevedere cosa sarebbe diventata la Rete, l’importanza che di lì a qualche anno avrebbe rivestito per milioni – oggi miliardi – di persone”, racconta il prof. Trumpy, livornese, ingegnere, classe 1945, allora direttore del Cnuce (lo è stato dal 1983 al 1996), e dal 2000 (anno della sua fondazione) presidente della Internet Society Italia. Al Cnuce, prosegue Trumpy, “Luciano Lenzini era il ‘tecnico’, l’esperto delle reti; Blasco Bonito l’operatore, l’uomo delle macchine. Blasco, quel 30 aprile del 1986, posizionato davanti al suo terminale, scrisse il messaggio “Login”. Dagli Usa arrivò il messaggio di conferma. Il momento “zero” è quello lì. L’Italia era entrata nel futuro – in quella che, nel futuro, sarebbe stata Internet. Quel primo collegamento viaggiò a 64 kb: una velocità oggi ridicola, e anche allora bastava per lo scambio di semplici messaggi. Il Cnr di Pisa preparò un comunicato. Ma i media, come del resto quasi tutti, di queste cose non capivano nulla. Tranne pochi addetti ai lavori, nessuno ne sapeva alcunché. Dalla stampa generalista, la considerazione fu pari a zero”.

L’anno successivo, nel 1987 il Cnr registrava il primo dominio italiano, “cnuce.cnr.it” e così nasceva il Registro.it, l’anagrafe dei nomi Internet italiani, tuttora gestito dall’Istituto di informatica e telematica del Cnr di Pisa. Oggi il Registro italiano conta oltre 3milioni e 700mila domini: il .it, nella classifica dei ccTLD (country code Top Level Domain), si posiziona al sesto posto a livello europeo e al decimo a livello mondiale. Nel 1991, invece, nasceva il World Wide Web, con la pubblicazione del primo sito da parte di Tim Berners Lee, il sistema ideato per gestire una grande mole di informazioni e che dà la possibilità di usufruire di gran parte dei contenuti su Internet.

Sebastiano Catte, com.unica 3 maggio 2021