È partita ieri nei Paesi dell’Ue la campagna vaccinale contro il Covid. Ungheria e Slovacchia hanno cominciato con un giorno di anticipo, mentre in Olanda si inizierà l’8 gennaio. La presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, considera la domenica una vittoria e ha twittato di essere stata commossa nel vedere i primi vaccini contro il coronavirus spediti in tutto il continente “allo stesso tempo”. In particolare, la Germania ha ottenuto 151.125 dosi: 9.750 per ciascuno dei suoi 16 Stati regionali, eccetto il più piccolo – Brema – che ne ha avuto la metà. Lo stesso numero, 9.750 – e su questo ha trovato terreno fertile la polemica – è quello delle dosi consegnate a molti Stati europei, Italia compresa. Esattamente il doppio, invece, sono quelle arrivate in Francia: 19.500. Altre 1,9 milioni dosi dovrebbero arrivare da oggi al 30 dicembre e nella prima settimana di gennaio.

Intanto ciascun Paese ha fissato le proprie priorità nei piani di vaccinazione: i primi a poter ricevere il farmaco sono generalmente operatori sanitari e altri gruppi vulnerabili, come gli anziani o le persone malate. Diversi comunque anche i leader che, nello sforzo di convincere il maggior numero di persone a vaccinarsi, in questa prima giornata si sono arrotolati la manica della camicia davanti a fotografi e telecamere: dal premier ceco Andrej Babis a quello greco Kyriakos Mitsotakis. In Europa non c’è alcun obbligo di sottoporsi al vaccino, come ha ribadito ancora una volta per la Francia il presidente Emmanuel Macron, ed è questa la linea seguita nei principali Paesi del Vecchio Continente. Compresa la Russia, dove peraltro anche il presidente Vladimir Putin ha annunciato l’intenzione di farsi inoculare il farmaco Sputnik V. Dopo l’approvazione a tempi record del primo vaccino la riuscita della campagna dovrà dunque fare i conti con lo scetticismo di numerosi cittadini europei. E se secondo un sondaggio YouGov commissionato dalla Dpa, il 65% dei tedeschi vuole essere vaccinato, ancora una volta la Francia si conferma una delle nazioni più refrattarie: oltre un francese su due, il 56%, non intende farsi iniettare il farmaco, secondo un sondaggio Bva pubblicato da Le Journal du Dimanche. E appena il 13% si dichiara “certo” di farlo.

Una buona notizia, anche per l’Italia, arriva dal fronte Astra Zeneca: in un’intervista al Times il Ceo dell’azienda farmaceutica, Pascal Soriot, ha detto che il vaccino della società “garantisce una protezione del 95% dei pazienti ed è efficace al 100% nella prevenzione delle forme più gravi delle patologie legate al coronavirus”. E nei prossimi giorni dovrebbero arrivare le autorizzazioni già ottenute da Pfizer. Sviluppato in parte dall’IRBM di Pomezia, il vaccino di AstraZeneca è quello su cui ha più puntato l’Italia: dovrebbero arrivare oltre 40 milioni di dosi. Dopo risultati molto promettenti l’azienda anglo svedese aveva avuto una battuta d’arresto per il dosaggio utilizzato nella sperimentazione. 

com.unica, 28 dicembre 2020