Il primo discorso del vincitore e della sua vice Kamala Harris. La difficile eredità di Trump, che non ammette la sconfitta

Joe Biden, 78 anni il prossimo 20 novembre, è dunque il 46° presidente degli Stati Uniti. Dopo tre giorni di schermaglie mediatiche è stato decisivo il voto in Pennsylvania, che ha così permesso al candidato democratico di superare largamente i 270 grandi elettori necessari alla vittoria. Quel solo stato ha fatto superare a Biden la soglia magica portandolo a 273, e ha dato il coraggio a tutti di chiamare gli altri stati, dove le cose erano evidentemente fatte da ore: Nevada (6 voti), Arizona (11), Georgia (16), dichiarare Biden vincitore e chiudere la faccenda del voto e dello spoglio per aprire quella, forse ancor più delicata, della transizione. Nel conteggio finale Biden arriverà a 306 delegati, rispetto ai 270 necessari per l’elezione. Ora, si apre una fase dal carattere esclusivamente legale, annunciata e confermata dal presidente uscente Trump, il quale non ha riconosciuto – come è nella tradizione degli Stati Uniti – la vittoria dell’avversario. Contestualmente Kamala Harris diventa la prima vicepresidente donna e con discendenze afroamericane e asiatiche.

Donald Trump, rompendo un protocollo formale negli Usa, non ha voluto ammettere la sconfitta, continuando a definirsi su Twitter il vero vincitore e ad evocare ipotetici brogli. Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York e avvocato personale di Trump, ha detto in una conferenza stampa che il voto è molto sospetto, che Philadelphia ha una lunga tradizione di brogli, asserendo di avere dei testimoni di questa tesi. Trump potrebbe chiedere il riconteggio dove la vittoria è stata più sul filo del rasoio o dove la legge dello Stato lo consente, come in Wisconsin e Pennsylvania, ma al momento, hanno ribadito non ci sono evidenze di brogli.

La neo vicepresidente Kamala Harris

Il presidente e la sua vice hanno tenuto un discorso nella notte davanti ai loro supporter in festa sul palco del Chase Center di Wilmington, non appena hanno avuto la certezza matematica dell’elezione. Ha parlato prima Kamala Harris, affermando che “Joe Biden è una persona che unisce e guarisce”. Poi ha aggiunto: “Sono la prima donna a ricoprire questo incarico ma non sarò l’ultima perché ogni bambina che ci sta guardando stasera sa che questo è un paese di possibilità”. Poi è stata la volta del neo presidente, che ha esordito ricordando di essere stato scelto con il numero record di consensi mai registrato prima nella storia delle elezioni americane: 74 milioni di voti (Trump ne ha ricevuti 71 milioni). “Sono onorato di esser stato scelto per guidare il Paese. Il lavoro davanti a noi sarà difficile, ma vi prometto che sarò il presidente di tutti gli americani. Vi prometto che sarò un presidente che non cerca di dividere, ma di unire. Che non vede stati rossi o blu, ma solo gli Stati Uniti. E lavorerò con tutto il mio cuore per ottenere la fiducia di tutto il popolo. Perché alla fine questa è l’America: la sua gente. E questo è quello di cui la nostra amministrazione si occuperà. Ho cercato questo incarico per curare l’anima dell’America”.

Sarà una sfida molto difficile quella che attende la nuova presidenza, che riceve in eredità da Trump un tessuto sociale molto lacerato, con una pandemia molto peggiore di quanto sarebbe stata se Trump non l’avesse minimizzata e si fosse rifiutato di assumersi la responsabilità di contenerla. Ma la peggiore eredità del tycoon newyorkese è un’America profondamente divisa e lacerata. La nazione era già divisa per la verità anche quando Trump è diventato presidente: per razza ed etnia, regione, istruzione, origine nazionale, religione e classe. Ma l’ex presidente repubblicano queste ferite le ha ampliate e fatte esplodere con continui messaggi populisti carichi d’odio.

La vittoria di Biden sarà un antidoto al populismo, scrive il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Guidare la più grande, potente e ricca democrazia del Pianeta impone a Biden di riconquistare in fretta un ruolo di leadership dell’Occidente – nella politica come nell’economia – attingendo all’eredità della generazione che ha vinto la Guerra Fredda per affrontare l’agenda globale: dalla protezione del clima alla ridefinizione delle istituzioni economiche internazionali, dai diritti digitali alla lotta al terrorismo. Non a caso – prosegue Molinari – quando parla di sé stesso, il 77enne Biden si definisce un “leader di transizione” fra l’esperienza del Novecento e le sfide del XXI secolo.

com.unica, 8 novembre 2020

La foto di Joe Biden in alto è di Gage Skidmore from Surprise, AZ, United States of America, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87067537