Come la solenne festività è stata vissuta dalla comunità ebraica di origine italiana a Gerusalemme

Sono trascorse pochissime ore dal termine della solenne giornata del digiuno del Kippur, che gli ebrei di tutto il mondo hanno festeggiato e ricordato ieri e l’altro ieri sera, con le preghiere e con il digiuno assoluto per oltre 25 ore. Anche la collettività ebraica di origine italiana a Gerusalemme ha festeggiato e ricordato in forma solenne la giornata, ma questa volta dovendo tenere presente le limitazioni causate dal Covid 19 e dall’entrata in vigore del secondo lock down; e tra queste il divieto di allontanarsi dalla propria abitazione, oltre i mille metri, e il divieto quasi assoluto di usare l’interno delle sinagoghe, ed evitare qualsiasi forma di assembramento.

Mentre negli anni passati, dal lontano 1952, la sinagoga italiana di Conegliano Veneto, ubicata al centro di Gerusalemme, nella centrale arteria Hillel street, è stata il centro spirituale della comunità di origine italiana a Gerusalemme in particolare e in Israele in generale, quest’anno, a causa delle limitazioni di spostamento e di assembramento, si sono dovute trovare all’ultimo momento delle soluzioni alternative, per rispondere e far fronte alle necessità della grande comunità gerosolomitana.

Mentre per chi abita al centro di Gerusalemme si sono tenute regolarmente nel piazzale antistante la sinagoga di Conegliano Veneto, con un discreto numero di partecipanti, tutti chiaramente con mascherina e seduti a debita distanza [grazie ai hazanim Emanuele Della Torre, Eran Jarach, Astorre Modena, Marco Moscati e Gavriel Orvieto], una nuova sinagoga, già di per se esistente, si è creata all’aperto nella Via Chopin, non lontana dal Teatro di Gerusalemme e dalla via Palmach, nel quartiere di Katamon Hayeshana’.

Questa sinagoga all’aperto ha visto la partecipazione di oltre 80 persone, nonostante la temperatura, durante la giornata di ieri, di oltre 34 gradi. Questo gruppo ha avuto l’onore e la sorpresa di avere come ospite il Presidente della Repubblica Reuven Rubi Rivlin, la cui Residenza ufficiale confina con lo spazio all’aperto ove ha pregato il gruppo del cosiddetto “Tempio italiano di Chopin”.

Il Presidente Rublin in forma riservata ha seguito tutte le preghiere, da quelle iniziale del Kol Nidre’ e sino alla preghiera finale di Neila’, con il suono dello shofar. Per il Presidente Rivlin è stata la prima volta in cui ha seguito delle preghiere in base al cosiddetto rito “dei figli di Roma” – “Minhag bnei romi”; al termine delle preghiere, ieri sera, il responsabile della congregazione Samuele Giannetti ha donato al Presidente Rivlin copia del libro di preghiere della giornata del Kippur in base al rito romano.

Validi cantori, hazanim, Angelo Piattelli, Daniel Di Veroli, Marco Ottolenghi, Jonathan Sierra, Davide Nizza e Samuele Giannetti. Un’altra sinagoga, quella che si chiama Schola Tempio, sotto la direzione di Jonathan Pacifici e Raffi Steindler, ha anche raccolto un certo numero di persone, nel terrazzo di una casa privata, nella via Harav Berlin, nel quartiere di Kiriat Shmuel, sempre osservando le regole del Covid, e permettendo a tutti i presenti di pregare e festeggiare l’importante ricorrenza seguendo le melodie tipiche della comunità ebraica di Roma.

Un quarto minian, una quarta sinagoga all’aperto, si è organizzata nel quartiere di S. Simon, organizzata dal sig. Micha Ben Zimra e dal dr. Chanoch Cassuto, per raccogliere gli interessati e poter pregare in base al rito spagnolo della comunità ebraica di Firenze.

In poche parole, 4 gruppi diversi, in ubicazioni separate, per permettere a tutti i componenti della non piccola e variegata collettività italiana di Gerusalemme di partecipare e di pregare in base alle melodie e tradizioni delle antiche comunità ebraiche italiane, trapiantate oramai da anni in terra di Israele. 

(beniamino lazar*/aise, 30 settembre 2020)

*presidente Comites Gerusalemme