C’è allarme nel mondo per la sospensione dei test clinici avanzati del vaccino anto Covid messo a punto dall’Università di Oxford per essere prodotto dal gruppo farmaceutico anglo-svedese AstraZeneca, fra i più promettenti degli oltre 100 allo studio nel mondo. Lo stop delle sperimentazioni, a livello mondiale, è stato deciso per analizzare un possibile effetto collaterale grave riscontrato da uno dei volontari che si era sottoposto all’esperimento nel Regno Unito.

L’azienda farmaceutica si è affrettata a spiegare che si tratta solo “di un’azione di routine che si verifica ogni volta che c’è una potenziale reazione inspiegata in uno dei test” che consente il tempo di “indagare e assicurare allo stesso tempo il mantenimento dell’integrità del processo dei test”. Non è chiaro di quale natura sia la reazione avversa che ha accusato il partecipante al trial. AstraZeneca comunque ha deciso di bloccare tutto, almeno momentaneamente per “assicurare l’integrità del processo dei test”. “Il nostro processo standard di revisione dei test ha fatti scattare una pausa”, afferma un portavoce di AstraZeneca.

“Nei test più ampi reazioni possono accadere per caso ma devono essere indipendentemente valutate con attenzione”, aggiunge il colosso farmaceutico, che con l’annuncio della sospensione cala del 6% a Wall Street nelle contrattazioni after hours. Non è inconsueta per i test clinici una sospensione. Ma lo sviluppo del vaccino del coronavirus è uno di quelli più sotto osservazione della storia e qualsiasi segnale che arriva dai test è passato all’esame con la lente di ingrandimento (Ansa).

Anche se il vaccino di AstraZeneca fosse alla fine approvato, questa battuta d’arresto potrebbe tradursi in timori sull’uso. I dati iniziali sui test sono apparsi molto promettenti, con il vaccino in grado di produrre una robusta risposta immunitaria e solo deboli effetti collaterali. La decisione del gruppo farmaceutico arrivain un momento caratterizzato da un acceso dibattito in corso su una possibile politicizzazione del vaccino. Soprattutto negli Stati Uniti dove Donald Trump spinge per averlo prima delle elezioni di novembre fra i dubbi degli esperti. Non da ultimo quelli di Anthony Fauci, il super esperto americano in malattie infettive, secondo il quale è improbabile che un vaccino sia pronto entro la fine dell’anno.

“Lo stop non significa che il vaccino è morto – spiega Sergio Abrignani, immunologo, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano, intervistato dal Corriere della Sera – perché è normale, quando si allarga il numero di partecipanti di un trial in fase di efficacia e sicurezza che possano verificarsi reazioni avverse, non necessariamente dovute al vaccino. Quello che è successo è la prova che gli studi di efficacia e sicurezza servono. In genere questi stop durano 6-8 mesi, ma se il problema dovesse essere facilmente individuato anche meno”. Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova conferma che “la battuta di arresto del vaccino AstraZeneca di Oxford è fisiologica e normale, non è uno stop ma una fase di valutazione, non è mai stato sviluppato un vaccino in un anno ci vogliono in genere più di tre anni”.

com.unica, 9 settembre 2020