Mai così male prima della crisi Covid. Si tratta di un crollo “senza precedenti” quello registrato dalle economie dei Paesi dell’Ocse, che archiviano il secondo trimestre con una contrazione del 9,8%, il calo maggiore di sempre in grado di far impallidire il precedente record del -2,3% registrato al picco della Grande Recessione del 2009.

Fra i paesi del G7 il coronavirus presenta il conto più salato alla Gran Bretagna, che vede il pil contrarsi del 20,4%. Seguono la Francia e l’Italia, che accusano cali rispettivamente del 13,8% e del 12,4%.

Non va meglio a Canada e Germania (-12% e -9,7%), mentre gli Stati Uniti – segnala l’Ocse – si contraggono del 9,5%. Proprio giovedì è attesa la seconda stima del secondo trimestre del pil a stelle e strisce: gli analisti prevedono un calo del 9,5% rispetto ai primi tre mesi del 2020 e del 32,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in lieve miglioramento quindi rispetto al -32,9% della prima stima.

Un calo che segnala la maggiore contrazione dell’economia statunitense dagli anni 1940, ovvero da quando sono iniziate le rilevazioni. La flessione è paragonabile solo alla Grande Depressione e mostra gli effetti devastanti degli ‘stay-at-home’ ordinati per contenere la diffusione del coronavirus. Anche se l’occupazione, le spese dei consumatori e la produzione sono in via di miglioramento da maggio e i miliardi di aiuti pubblici stanno raggiungendo gli americani, il recente balzo dei contagi fa tremare e mette in evidenza le sfide e le difficoltà della ripresa americana.

A tremare è soprattutto Donald Trump che, nell’anno elettorale, aveva scommesso tutto sull’economia e si ritrova invece alle prese con un crollo senza precedenti e un Congresso spaccato che non riesce a trovare un accordo su nuovi aiuti per consumatori e piccole e medie imprese, spazzate via dai lockdown.

com.unica, 2 settembre 2020