Tienanmen, la piazza di Pechino, il luogo dell’incredibile massacro che per noi significa e per tutti quelli che amano la libertà deve significare “tieni a mente”, NON DIMENTICARE!

Era la notte del 3 giugno 1989 quando su ordine del capo assoluto della Cina Deng Xiao Ping e del primo ministro Li Peng che si guadagnò il soprannome di “macellaio di Tienanmen”, i carri armati invasero la piazza di Pechino massacrando gli studenti, gli intellettuali e gli operai che da giorni occupavano la piazza per chiedere più libertà e più democrazia per il popolo cinese.

Ancora oggi, passati ventisette anni da quei tragici avvenimenti che inorridirono il mondo, non è dato conoscere il numero esatto delle vittime di quell’ignobile massacro compiuto per difendersi dai “controrivoluzionari al soldo delle potenze estere”. Eppure quei giovani lottavano in nome dello spirito della rivoluzione di Mao che per loro significava l’affrancamento dai soprusi della casta di regime. Eppure erano così distanti dalle interferenze di potenze straniere tant’è che nonostante l’orrore per quei morti non vi fu paese al mondo che mosse un dito per denunziare l’orrendo crimine.

Nessuno, non l’America di Bush senior più attento ai fatti del muro di Berlino, non Gorbaciov che solo pochi giorni prima era stato in visita a Pechino per propagandare la sua glasnost, non le Nazioni Unite sempre pronte a dichiarare embarghi nei confronti dei paesi deboli. Almeno ottocento morti secondo la CIA americana, invece quasi tremila per la Croce Rossa Internazionale, più probabilmente dalle settemila alle dodicimila vittime secondo le stime di Amnesty International che giustamente mette in conto e aggiunge alla lista i giustiziati per “ribellione” o per aver “incendiato i veicoli militari”, o anche per aver ferito o ucciso i soldati che sparavano sulla folla.

Ai cinesi ancora oggi non è dato sapere cosa realmente accadde nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 in piazza Tienanmen. La censura è fortissima e tutti i siti provenienti dal mondo esterno vengono oscurati. È vietato ricordare. Vietato conoscere la storia dello scrittore Yang Tongyan ancora in carcere per i fatti del 1989, così come è vietato conoscere le storie di Xie Changfa, del premio Nobel Liu Xiaobo, di Chen Wei e dell’operaio Miao Deshun che passa dal carcere al manicomio criminale perché si rifiuta di ammettere di aver sbagliato in quel lontano 1989.

Alcuni studenti cinesi che studiano all’estero hanno scritto una lettera aperta naturalmente censurata dalla stampa cinese in cui tra l’atro affermano: “abbiamo un sogno nel cuore, che nel futuro prossimo, tutti possano vivere in un mondo libero dalla paura, sulla base di una versione della storia accurata e dell’implementazione della giustizia. Come studenti Cinesi all’estero, questo è il nostro sogno Cinese”.

In una divertente ma amara immagine comparsa nei fumetti della famiglia Simpson che si reca in Cina, compare una targa di Piazza Tienanmen su cui è scritto: “Piazza Tienanmen: in questo luogo, nel 1989, non accadde nulla”. Purtroppo è ancora così per la Cina ma anche per il resto del mondo.

(Franco Seccia/com.unica, 3 giugno 2022)