Alla riapertura dei mercati la valuta turca ha vissuto ieri un’altra giornata negativa, sfondando quota 7 nel cambio sul dollaro prima di chiudere a 6,94. Da giovedì la lira ha perso oltre un quarto del proprio valore, oltre il 40% nell’ultimo mese (Repubblica). La banca centrale ha annunciato misure straordinarie per il suo sostegno: ma il “whatever it takes” turco, per il momento, non funziona (Sole 24 Ore).

“Gli Usa ci stanno accoltellando alla schiena”, dice il presidente Erdogan, accusando gli americani di orchestrare la crisi della lira (Corriere). Erdogan dà la colpa ai social e il ministero degli interni apre un fascicolo sugli interventi fatti diffondendo “notizie false e provocatorie” nei giorni del crollo della moneta turca. ”Le relazioni con la Turchia non sono buone come un tempo”, si cerca di decifrare il significato del tweet di Trump (The Atlantic).

La crisi della lira ha condizionato gli scambi colpendo in particolare i mercati emergenti, che hanno toccato i minimi da inizio anno. In Argentina la banca centrale ha deciso di alzare i tassi di interesse di un ulteriore 5% per mettere al riparo la sua valuta e contenere l’inflazione (Ft). Gli analisti restano per ora cauti, scrive Bloomberg, ma nelle capitali internazionali crescono i timori di contagio finanziario. “Siamo molto preoccupati dalla crisi turca”, ha ammesso il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. A risentire degli effetti della crisi della Lira anche il mercato italiano: lo spread Btp-Bund è salito fino a quota 280, il record dalla crisi politica di maggio. In Borsa hanno sofferto soprattutto i titoli delle banche (Milano Finanza).

(com.unica, 14 agosto 2018)