La Cucina di Buon Gusto” rappresenta un viaggio tematico intorno al cibo per mostrare l’arte della buona tavola a corte attraverso l’esposizione di rari e preziosi ricettari dal Seicento all’Ottocento, porcellane e argenti reali, disegni, manoscritti e i più celebri trattati culinari del Settecento. “La Cucina di Buon Gusto” è la mostra che si è aperta alla Biblioteca Reale di Torino il 20 aprile e sarà allestita sino all’8 settembre, nell’ambito della stagione d’eventi “Bocuse d’Or Europe OFF 2018“.

Musei Reali conservano una prestigiosa collezione di porcellane raccolte nel tempo dai Savoia per impreziosire le sale da pranzo della residenza. Nel salone monumentale della Biblioteca Reale, nella sezione Tavole Reali, si può ammirare una selezione dei più eleganti servizi da tavola, realizzati da celebri manifatture europee quali Meissen, Vienna, Berlino, Baccarat, Richard-Ginori, oltre ad alcuni pezzi scelti del servizio da dessert detto delle “Donne più celebri d’Europa di tutti i tempi”, dipinto dall’Atelier di Boyer e appartenuto a Maria Adelaide Asburgo Lorena, moglie di Vittorio Emanuele II. Socio e successore del più noto pittore decoratore Feuillet, Boyer ritrae donne della Bibbia, regine (sulla tazzina è raffigurata Isabella regina di Francia, sul piatto Caterina imperatrice di Russia), attrici, eroine, scrittrici e muse ispiratrici di opere letterarie (sulla zuccheriera Beatrice, la donna amata da Dante Alighieri). Provengono invece dalle manifatture francesi di Niderviller, Sevres e Nast il vaso e le statuine in biscuit. A integrazione di questa sezione della mostra sono esposti anche alcuni esemplari degli eleganti argenti realizzati nel XIX secolo nelle botteghe piemontesi dai membri della Corporazione degli argentieri, paragonabili per stile agli esemplari conservati al Victoria and Albert Museum di Londra.

L’esposizione prosegue nei caveaux: nella prima sezione Saperi e Sapori il cibo viene esaltato nelle sue varie accezioni e sfaccettature attraverso trattati, mai esposti prima, sull’agricoltura e la pastorizia, la caccia e la pesca e sulle eccellenze piemontesi, come i vini. La Pomona italiana, ad esempio, è un trattato di eccezionale valore artistico, definito “monumento della cultura scientifica e naturalistica dell’Ottocento italiano”; il Trattato teorico pratico sulla cultura della vite è la prima traduzione italiana di uno dei testi fondamentali alla base della moderna viticoltura e dell’enologia; Aquatilium animalium historiæ è l’opera di zoologia più famosa del Rinascimento che utilizza per la prima volta la tecnica dell’incisione in rame per la raffigurazione dei pesci. In mostra anche il rarissimo volume settecentesco Lettre a m. Le Monnier sur la culture du cafè che dimostra, sin dal titolo, come già alcuni secoli fa l’approccio al caffè fosse considerato una vera e propria cultura.

Nella sezione Invito a Tavola, allestita nelle diciannove vetrine della Sala Leonardo, vengono idealmente ricostruiti due diversi menù: il primo è ispirato ai due banchetti serviti a corte nell’autunno del 1865, mentre il secondo illustra diverse ricette della tradizione piemontese. Benché i ricettari venissero di norma conservati nelle scansie delle cucine, la Biblioteca Reale ne custodisce ben 53 di epoca principalmente ottocentesca, ma anche una quindicina di edizioni del Settecento, due del Seicento e tre del Cinquecento, collezionate dal marchese senatore Lodovico Pallavicino Mossi ed entrate nelle raccolte della Biblioteca nel 1966, con l’acquisizione dell’omonimo Fondo donato dalle sorelle dell’ultimo marchese. Tra i ricettari in mostra, si trovano alcuni dei più celebri trattati di cucina: la Physiologie du goust di Jean-Anthelme Brillat- Savarin considerato il primo vero trattato di gastronomia; L’art du cuisinier di Antoine Beauvilliers; Dell’arte del cucinare di Bartolomeo Scappi, dove si trova la prima testimonianza “per fare torta con diverse materie, da? napoletani detta pizza”; il più noto trattato di cucina piemontese Il cuoco piemontese ridotto all’ultimo gusto con nuove aggiunte, un’opera anonima pubblicata nel 1766 che annovera ben ventidue ristampe; il Grand dictionnaire de cuisine di Alexandre Dumas, un vero e proprio monumento letterario alla tradizione gastronomica francese.