Un 17enne giordano ha attaccato ieri sera l’ambasciata di Israele ad Amman in Giordania. Un funzionario israeliano e un altro giordano sono rimasti feriti, mentre l’assalitore è stato ucciso (La Stampa). Venerdì nella città c’erano state diverse proteste contro l’installazione dei metal detector agli ingressi della Spianata delle moschee a Gerusalemme da parte del governo israeliano (Bbc). 

Le autorità israeliane hanno dichiarato che i metal detector non saranno rimossi dagli ingressi della Spianata delle moschee a Gerusalemme: “Resteranno. Gli assassini non ci diranno mai come perquisire gli assassini”, ha affermato Tzachi Hanegbi, ministro per la Cooperazione regionale e membro del partito Likud. Parlando ad Army Radio, ha aggiunto: “Se non vogliono entrare nella mosche, allora non ci entrino”, facendo riferimento ai fedeli musulmani che si rifiutano di sottoporsi al controllo dei dispositivi. “Stiamo gestendo questa cosa con calma, determinazione e responsabilità, continueremo ad agire per mantenere la sicurezza”, ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu, prima della riunione con i ministri sull’argomento. Il gran muftì di Gerusalemme, Mohamed Husein, ha fatto sapere di non accettare le nuove misure e ha chiesto il ritorno alle regole in atto prima del 14 luglio: “Respingiamo qualsiasi cambiamento nella situazione storica della moschea di al-Aqsa, perché sia essa sia Gerusalemme sono sotto occupazione», ha affermato. 

Sulla tensione in atto in questi giorni il Corriere della Sera ha sentito il parere di Ofer Zalzberg, che da anni studia le dinamiche del conflitto israelo-palestinese per l’ International Crisis Group: “I giordani, con l’accordo israeliano, dovrebbero spingere perché le assemblee del Waqf, l’organismo che amministra la Spianata, vengano allargate ai leader locali” – ha affermato. “Potrebbe servire per coinvolgere la popolazione e assicurarsi l’appoggio attorno a decisioni congiunte. La crisi ha già indebolito re Abdallah e Abu Mazen in favore di chi comanda per strada a Gerusalemme Est. E l’occasione per creare e legittimare un gruppo con i rappresentanti dei quartieri arabi che diventi garante di un eventuale compromesso».

Il Papa ieri ha lanciato un appello alla pace e al dialogo (Ansa).  Oggi intanto l’inviato per il processo di pace in Medio Oriente dell’amministrazione Trump, Jason Greenblatt, arriva a Gerusalemme (Haaretz).

(com.unica, 24 luglio 2017)