[ACCADDE OGGI]

Il 28 ottobre è festa di solennità civile in Grecia nel ricordo del “Giorno del No”, “l’Oxi Day”. Ma chi dovesse pensare solamente ai trascorsi giorni in cui il popolo greco gridò alto e forte il suo No alla politica economica del cappio europeo si sbaglia. Il solenne ricordo del No, infatti, è riferito al rifiuto opposto dal primo ministro fascista greco Ioannis Metaxas alla richiesta-ultimatum italiana di far entrare sul territorio greco le proprie forze armate che così intendevano contrastare la padronanza militare inglese nel mediterraneo. Era il 28 ottobre 1940, dell’anno XXIII dell’Era Fascista e anniversario della Marcia su Roma ed iniziava la disastrosa campagna di Grecia che si trascinò per oltre sei mesi tra cocenti sconfitte e ritirate ben oltre i confini dell’Albania da cui le truppe italiane erano partite. Alla fine la Grecia capitolò ma solo grazie all’intervento della Germania di Hitler che con azioni fulminee di guerra lampo invase la Jugoslavia e la stessa Grecia. Mussolini che fino ad allora si era barcamenato ignorando le pressioni di Ciano che fortemente chiedeva l’invasione della Grecia. Temporeggiava anche perché convinto delle ragioni di Hitler che non voleva l’apertura di un nuovo fronte nei Balcani per non dare spazio alla Russia di Stalin famelica di nuovi territori sul suo versante occidentale. Ma alla fine Mussolini cedette e si convinse ad attaccare la Grecia anche per dispetto allo stesso Hitler che gli aveva nascosto l’intenzione di invadere la Romania cosa che fece. Ma le cose gli andarono male. Per sua colpa? Per l’atavica irresponsabilità degli stati maggiori? Oppure per la cronica e risaputa impreparazione bellica dell’apparato militare italiano? Fiumi di inchiostro sono corsi sull’argomento e in ogni caso ha ragione la Grecia a ricordare orgogliosamente quel 28 ottobre 1940 come “Il giorno del No” e della resistenza alle prevaricazioni.

Passati nemmeno 5 mesi dall’entrata in guerra dell’Italia dopo un periodo di quasi un anno di non belligeranza e, considerato che le cose non ci andavano bene nei vari teatri di guerra anche se vedevano i fulminanti successi tedeschi, e ancora, tenuto presente che il gigante americano rimaneva neutrale, molti sono gli storici che a proposito di Ciano si sono chiesti se non fosse stato il caso che avesse avviato le sue riflessioni sullo stato del regime, i negoziati di pace e lo sganciamento dalla Germania già all’indomani del disastroso intervento in Grecia. Ma è arcinoto che la Storia non si scrive con i se e comunque resta un’altra storia.

(Franco Seccia, com.unica 28 ottobre 2020)