La capitale dello Stato islamico in Siria, Raqqa, è stata liberata dalle forze militari siriane appoggiate dagli Stati Uniti (Bbc). Per tre anni la città è stata sotto il controllo degli islamisti, che hanno terrorizzato la popolazione applicando una forma repressiva di sharia. Festa nelle stradeieri, dove le Syrian Democratic Forces curdo-arabe hanno detto che “la situazione è sotto controllo” (New York Times). 

All’interno di Raqqa, i combattenti di SDF hanno celebrato la vittoria sollevando la loro bandiera gialla nella piazza centrale al Naim tristamente nota come “La Piazza delle Esecuzioni” per essere stata utilizzata dai tagliagola per eliminare quelli che consideravano nemici del loro Islam. “La rotatoria dell’inferno ora è tornata nuovamente Piazza Al-Naim”, gridavano i combattenti, circondati da edifici crollati e automobili carbonizzate nella feroce battaglia per la città.

“Tutto è finito in Raqqa, le nostre forze hanno assunto il pieno controllo di Raqqa”, ha detto alla France Presse il portavoce dell’alleanza Talal Sello, prima di aggiungere che ora l’SDF sta bonificando la città anche per cercare eventuali combattenti rimasti nascosti. “Le operazioni militari di Raqqa sono finite, ma sono in corso operazioni di ricerca per scoprire cellule dormienti che potrebbero essere rimaste e rimuovere le mine”, ha detto. Pesante il bilancio delle vittime: secondo attivisti siriani 3.250 persone, tra cui 1.130 civili, sono morte. Il calcolo è stato fatto dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, una Ong con sede a Londra che conta su una vasta rete di attivisti in tutto il Paese. Secondo l’Osservatorio “altre centinaia di persone mancano ancora all’appello e potrebbero essere rimasti sepolti vivi nelle loro case bombardate nei raid aerei”. 

C’è ora da chiedersi se un’Iraq e una Siria post Stato islamico senza un piano per il dopo possano rappresentare un pericolo. Lo fa notare oggi Il Foglio, che mette in luce come la mancanza di leadership occidentale (e americana in particolare) costringerà i curdi, alleati storici degli Stati Uniti, a ritrovarsi con la loro terra dimezzata e in ginocchio davanti agli iraniani, un’umiliazione indimenticabile.

(com.unica, 18 ottobre 2017)