È sempre testa a testa tra i due candidati: secondo un sondaggio ABC/Washington Post ora Trump sarebbe addirittura in vantaggio, sia pure di un soffio

Si continua a rimestare nel torbido riguardo alle email collegate alla candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton. L’FBI ha reso pubblico ieri un documento di 129 pagine relativo a un’indagine su una donazione fatta alla Clinton Foundation dall’ex moglie del finanziare Marc Rich, poi graziato da Bill Clinton durante la sua presidenza. Lo staff di Hillary ha chiesto pubblicamente come mai il fascicolo sia stato pubblicato a una settimana dal voto. Nel frattempo, secondo il New York Times, che cita fonti investigative, durante l’estate l’Fbi aveva taciuto le informazioni relative ai rapporti tra il capo della campagna elettorale di Donald Trump e l’Ucraina e le email dell’ex assistente di Clinton per non influenzare la campagna elettorale, per poi cambiare idea. Sempre secondo il Nyt, nello scorso mese di agosto l’Fbi era alle prese con la decisione di emettere o meno un mandato di comparizione nell’inchiesta sulla Fondazione Clinton, un’indagine che era basata in gran parte su informazioni emerse sulla stampa e sul libro “Clinton Cash”, secondo diversi dirigenti delle forze dell’ordine contattati dal quotidiano e informati della vicenda. Il libro sostiene che gruppi legati a stati esteri straniere finanziarono l’ex presidente Bill Clinton e la sua Fondazione, in cambio favori dal dipartimento di Stato ai tempi in cui Hillary era segretario di stato. Accuse vecchie, rilanciate dallo stesso Trump più volte e che la candidata democratica ha sempre fermamente respinto. In quel periodo l’Fbi stava indagando anche sui rapporti del capo della campagna elettorale di Trump Paul Manafort con alcuni politici ucraini, tra cui l’ex presidente filorusso Viktor Ianukovich, di cui fu consulente per una decina d’anni dal 2005, e con uomini d’affari russi come Oleg Deripaska, un oligarca alleato di Vladimir Putin. Secondo il quotidiano newyorkese i dirigenti dell’Fbi decisero di tenere aperte entrambe le inchieste ma di congelarle e di non rivelarle per non compromettere il processo elettorale, anche se poi quella su Manafort è trapelata.

Tra sette giorni conosceremo il nome del prossimo presidente degli Stati Uniti: l’elezione di Hillary Clinton o di Donald Trump appare sempre più incerta e fortemente condizionata dalle rivelazioni dell’Fbi. Secondo un sondaggio ABC/Washington Post, il miliardario sarebbe ora addirittura in vantaggio, sia pure di un soffio, con un 46% di preferenze contro il 45% per la democratica. La Cnn riporta invece le previsioni fatte utilizzando un modello realizzato da Moody’s, che avrebbe azzeccato le previsioni dal 1980: secondo questo studio la vincitrice sarà Hillary Clinton. Al contrario, secondo il professore di storia presso l’American University Allan J. Lichtman – a sua volta ideatore di un altro modello statistico – il prossimo presidente sarà invece Donald Trump (Quartz). Il sistema di Lichtman, basato sullo studio dei cicli elettorali presidenziali tra il 1860 e il 1980 non si basa sui dati dei sondaggi né su sofisticate analisi demografiche. Se sei o più delle dichiarazioni “chiave” descritte nel suo libro Predire il prossimo presidente sono vere, il sistema favorisce il partito al potere. Sei o più false dichiarazioni indicano che invece che il partito in carica perderà la Casa Bianca. 

(com.unica, 2 novembre 2016)