Secondo quanto riportato oggi dal “Wall Street Journal” Vladimir Putin sarebbe disponibile ad un accordo con l’Opec per congelare, se non addirittura tagliare, la produzione di petrolio. La notizia ha subito fatto schizzare le quotazioni del petrolio Brent che hanno sfiorato i 54 dollari al barile, il massimo da un anno a questa parte.

Dopo il suo intervento a margine al 23esimo World Energy Congress in corso a Istanbul, Putin ha dichiarato infatti che “la sovraproduzione di greggio e la caduta dei prezzi sono problemi che l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio deve affrontare”. Lo zar ha poi confermato di essere d’accordo con la recente iniziativa dell’Opec, auspicando così di dare un segnale positivo ai mercati e agli investitori. Il mercato deve poi tenere conto della strategia dell’Iran, il cui governo non sembra propenso a tagliare la produzione. In quest’ottica – sottolinea oggi “Il Foglio” – Mosca potrebbe rivelarsi l’intermediario ideale tra Teheran e i sauditi, approfittando anche di un allontanamento tra Washington e Riad che pare destinato ad allargarsi.

Per Putin quella di ieri è stata la sua prima visita in Turchia dopo la crisi diplomatica scoppiata tra Ankara e Mosca con l’abbattimento di un jet russo da parte dell”aviazione turca a novembre 2015. È stata quindi anche l’occasione per incontrare il premier turco Erdogan, con cui ha siglato un accordo per il gasdotto Turkish Stream.

L’intesa avvicina il definitivo disgelo tra Mosca e Ankara che anche sulla Siria, sembrano aver definito una linea comune, come ha sottolineato ieri “La Stampa”. Intanto – a proposito del fronte siriano – si apprende che Angela Merkel starebbe pensando a nuove sanzioni nei confronti di Mosca come risposta ai raid su Aleppo e al rafforzamento della presenza militare russa in Medio Oriente e al confine Nordorientale dell’Europa. Quanto ad Obama, si sa che avrebbe autorizzato l’invio regolare di armi ai ribelli curdi per fermare “l’avanzata” russa in Siria.

(com.unica, 11 ottobre 2016)