L’esercito siriano ha annunciato una nuova offensiva contro le aree controllate dai ribelli ad Aleppo, la principale città del nord della Siria. L’annuncio del ministro della Difesa di Damasco è stato seguito da intensi attacchi aerei con bombe incendiarie al fosforo, e non si escludono interventi di terra. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani i raid sono stati 14, i morti almeno 45, tra cui donne e bambini, come riporta oggi l’agenzia Reuters, dopo aver sentito la testimonianza di Hamza al-Khatib, direttore di un ospedale nella parte orientale in mano ai ribelli.

A nulla sono valsi i tentativi dell’Onu per il cessate il fuoco: i colloqui di pace a New York sono in una fase di stallo dalla quale non si capisce come si possa uscire. Da registrare un nuovo tentativo da parte del Segretario di Stato americano John Kerry, che ha chiesto nuovamente alla Russia di intervenire per fermare gli attacchi da parte di Assad, ma Mosca si è detta contraria a una “tregua unilaterale” (Bbc). Nel corso di un tesissimo duello televisivo con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, Kerry aveva detto che solo con la fine dei bombardamenti si sarebbe potuto trovare un modo per scongiurare la carneficina. Come si ricorderà Mosca e Washington avevano annunciato il cessate il fuoco lo scorso 9 settembre, ma l’accordo, forse l’offerta finale per una svolta sulla Siria prima che il presidente Barack Obama lasci il suo incarico nel mese di gennaio, è naufragato come tutti gli sforzi precedenti. Poi due episodi che hanno contribuito ad allontanare la fine delle ostilità: prima il raid aereo letale da parte dell’aviazione americana contro le truppe del governo siriano (Washington si è giustificata affermando di aver colpito le forze siriane per errore) e poi l’attacco a un convoglio di aiuti che ha ucciso circa 20 persone e che Washington attribuito a aerei russi. Anche in questo caso Mosca ha negato un suo coinvolgimento.

(com.unica, 23 settembre 2016)