I due italiani dipendenti dell’azienda Bonatti Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono ora liberi e in buone condizioni di salute. Erano stati rapiti lo scorso mese luglio da un commando dell’Isis in Libia insieme a Fausto Piano e Salvatore Failla, rimasti uccisi mercoledì in un conflitto a fuoco a Sabratha, a ovest di Tripoli.

I due tecnici sarebbero riusciti a sfondare da soli la porta della casa in un cui erano tenuti prigionieri nella parte nord-ovest della città libica, riuscendo così a liberarsi dalla prigionia di un gruppo affiliato all’Is e a fuggire. Ora pare che siano in mano alla polizia locale e presto saranno trasferiti in una ‘zona sicura’ e presi in consegna da agenti italiani che li riporteranno in patria.

Il Sabratha Media Center ha pubblicato la foto dei due italiani e un messaggio di Pollicardo: “Siamo psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia”.

La gioia per la notizia è però offuscata non solo dall’uccisione dei due colleghi di lavoro avvenuta ieri ma anche a causa di un quadro generale a dir poco inquietante. Stando a quanto riferito dal corrispondente della Stampa Domenico Quirico la situazione in Libia oggi è più pericolosa di quella siriana, dove l’Isis è di fatto l’unica forma di stato esistente. “La Libia come stato non esiste più – ha aggiunto il direttore del quotidiano torinese Maurizio Molinari. È uno stato che non ha più un governo e non ha più confini, non ha più eserciti e nemmeno autorità in grado di controllare il territorio, all’interno del quale si impongono clan, milizie, singole famiglie più o meno legate all’Isis”. Tutto questo – è ovvio – rende molto difficile se non impossibile l’ipotesi di un intervento armato strutturato da parte delle potenze occidentali, anche per la mancanza di gruppi di ribelli e oppositori a cui fare riferimento.

(com.unica, 4 marzo 2016)