Dall’arido altopiano del Sinis alle luci cosmopolite di Osaka: i Giganti di Mont’e Prama hanno attraversato millenni e continenti per stupire il mondo. All’Expo 2025 in Giappone, all’interno del Padiglione Italia, le imponenti statue della civiltà nuragica hanno attirato un’attenzione straordinaria. In meno di ventiquattro ore, un breve video che le presenta al pubblico ha superato un milione di visualizzazioni sulla piattaforma X (ex Twitter). Un risultato che ha dell’incredibile, se si pensa che questi volti di pietra affondano le loro radici nella tarda Età del Bronzo.

Ma chi sono, o meglio, chi erano questi giganti? Rinvenuti per caso nel 1974 nei campi di grano di Mont’e Prama, vicino a Cabras, i Giganti sono emersi dalla terra come sentinelle di un mondo perduto. Oggi, dopo decenni di studi e restauri, il complesso scultoreo conta trentotto statue: arcieri, guerrieri, pugilatori e modelli in pietra di nuraghe, scolpiti in blocchi di calcarenite locale, alti fino a due metri e mezzo. Non solo arte funeraria: accanto alle statue sono stati trovati betili, pietre sacre simbolo di culto e sepoltura. Le statue probabilmente vegliavano su tombe di eroi e dignitari, come custodi dell’aldilà. E ora, nel 2025, questi custodi ancestrali sono diventati ambasciatori globali della Sardegna.

Nel cuore del Padiglione Italia, il più atteso dell’Esposizione secondo testate giapponesi come Nikkei Shimbun e Josei Jishin, spiccano quattro riproduzioni dei Giganti. Sono lì non solo per stupire con la loro mole e il loro sguardo enigmatico, ma per raccontare — senza parole — una storia lunga 3.000 anni. Una storia di artigianato arcaico e spiritualità, di una Sardegna che sa parlare al mondo intrecciando tradizione e innovazione. La loro presenza rientra nella settimana di protagonismo della Regione Sardegna all’Expo, in programma fino al 28 giugno. Una vetrina straordinaria per una terra spesso ai margini delle rotte internazionali, che grazie a questi guerrieri di pietra riesce a farsi centro di attenzione globale.

Il successo mediatico dei Giganti, alimentato da centinaia di condivisioni, commenti e interazioni sui social, non è soltanto un fenomeno digitale. È il segnale di un bisogno di radici, di narrazioni autentiche, di mistero e bellezza. Il loro sguardo, scavato nella pietra e rivolto verso un tempo che non conosce Google né Intelligenza Artificiale, ci invita a porci domande fondamentali: chi eravamo, chi siamo, dove stiamo andando? Non è un caso che il libro più venduto nello shop del padiglione sia proprio una guida su Mont’e Prama, e che visitatori da tutto il mondo si fermino per farsi fotografare accanto a questi colossi in miniatura (rispetto alle loro controparti hollywoodiane, ma non meno suggestivi).

com.unica, 25 giugno 2025

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