Una riflessione dal punto di vista filosofico e psicologico del Dr. Sethi K.C.

Una vita senza crisi è veramente vissuta o semplicemente sopravvissuta? Una domanda che ha risuonato nei corridoi del tempo, del pensiero e della coscienza. Un quesito forse retorico nel tono, ma profondamente esistenziale nella riflessione. Esistere, senza aver mai conosciuto la crisi, significa trovarsi in un vuoto: sicuro, ma sterile. La vita, nel suo massimo splendore, non si apprezza per la sua facilità, ma per la profondità del cambiamento che la crisi comporta.

Avendo percorso una distanza intellettuale, emotiva ed esistenziale come pochi avrebbero potuto immaginare nel mio viaggio filosofico, io, Dr. Sethi K.C., posso testimoniare che la crisi non è un’eccezione alla vita, ma una certezza attraverso la quale l’anima si carica. Questo articolo è un tentativo di discernere la natura multidimensionale delle crisi della vita in termini di esperienza vissuta, principi filosofici, intuizioni psicologiche ed esempi paradigmatici.

Comprendere la crisi: un preludio filosofico

La parola “crisi” deriva dal greco “krisis”, che significa decisione o punto di svolta. Filosofi come Socrate e Kierkegaard (teologo e filosofo danese) l’hanno definita come una necessità esistenziale, un momento in cui decisione, verità e identità si incontrano. In psicologia, è una condizione di massima esposizione che può distruggere o costruire la psiche. Ho sempre creduto che la vita, essendo poesia, tragga il suo ritmo non dalla continuità, ma dalle interruzioni, dai silenzi e dagli scoppi. Le crisi, per i nostri fini, sono i segni di punteggiatura della vita: ognuna è una virgola, un punto e virgola o un punto esclamativo che richiede introspezione e revisione.

Le sette Crisi della vita: un’Odissea di sviluppo interiore

Ci incamminiamo ora in un viaggio attraverso le sette grandi crisi, considerando ciascuna da un punto di vista filosofico, psicologico e esperienziale.

1. La Crisi del quarto di vita: l’infrangersi delle illusioni

Filosoficamente, la crisi del quarto di vita è un conflitto tra le realtà socialmente costruite e il sé appena scoperto dell’individuo. Verso i 25 anni, le persone si sentono disilluse dopo aver completato gli studi ed essere entrate nel mondo del lavoro. L’identità costruita dai genitori, dalle istituzioni e dai media non è più applicabile.

Esempio: Una volta consigliai uno studente di talento che lasciò un lavoro ben retribuito per insegnare ai bambini svantaggiati. La sua crisi lo condusse all’autenticità.

Intuizione psicologica: Questa è una crisi di diffusione dell’identità, ansia e interrogativi esistenziali. Il psicoanalista tedesco-americano Erik Erikson la definì come la fase “Identità contro confusione di ruoli”.

2. La Crisi di mezza età: lo specchio della mortalità

A metà della vita, si prende coscienza del tempo limitato. Filosoficamente, è un richiamo ad abbandonare obiettivi superficiali e a riportare la vita in sintonia con un significato profondo.

Esperienza di vita: Raggiunti i 40 anni e il successo professionale, sentii un vuoto profondo in me. Solo attraverso l’indagine filosofica e l’immaginazione mi sentii di nuovo completo.

Illustrazione: Un uomo guarda la propria immagine nello specchio, vedendo non solo il proprio volto, ma i sogni abortiti.

Intuizione psicologica: Carl Jung (psichiatra e psicoterapeuta svizzero) considerava la crisi di mezza età come l’inizio dell’individuazione, in cui si integrano tutti gli aspetti del sé, incluso l’ombra.

3. La Crisi esistenziale: danza con il vuoto

La crisi esistenziale non nasce da cambiamenti esterni, ma da una disintegrazione interna quando la vita appare priva di significato.

Paradigma filosofico: La “teoria dell’abisso” del filosofo tedesco Nietzsche e “l’assurdo” di Camus lo descrivono perfettamente. La crisi esistenziale ci costringe alla disperazione o alla creazione di senso.

Osservazione personale: Mi capitò durante una malattia. Il corpo crollò, lo spirito si interrogò, ma l’anima divenne più consapevole.

Comprensione psicologica: Spesso è l’effetto post-traumatico, la depressione o un grande cambiamento. Il neurologo e psicologo austriaco Viktor Frankl considerava la creazione di significato come antidoto al vuoto esistenziale.

4. La Crisi del nido vuoto: la chiusura di un capitolo

Quando i figli crescono e lasciano il nido, le madri soffrono facilmente una perdita d’identità.

Illustrazione: Un’amica, madre lavoratrice, ha sofferto profondamente fino a quando iniziò a dipingere, usando il dolore come arte.

Intuizione filosofica: Questa crisi ricorda il distacco, richiamando l’insegnamento del distacco della Bhagavad Gita.

Intuizione psicologica: È una ridefinizione dello scopo e dell’autostima al di fuori del ruolo di cura.

5. La Crisi da trauma o malattia: il corpo come indovino

Malattie o traumi gravi ci ricordano la nostra mortalità. Per me, una stretta vicinanza alla morte fu un’epifania.

Prospettiva filosofica: Gli Stoici affermavano che riconoscere la morte purifica i valori. Le emergenze mediche distruggono i miti dell’onnipotenza e invulnerabilità. (Gli stoici sono seguaci dello Stoicismo, scuola di filosofia ellenistica che enfatizza la virtù e il vivere secondo natura).

Illustrazione: Una donna paralizzata dalla malattia scopre una quiete e una purezza che non aveva mai conosciuto.

Prospettiva psicologica: Il trauma può generare PTSD ma anche una Crescita Post-Traumatica (PTG), cioè l’emergere di resilienza, compassione e nuova visione.

6. La Crisi del pensionamento: l’ultima danza dell’Ego

La cosiddetta pensione, riconosciuta socialmente, è in realtà una tempesta interiore. Il lasciare un’identità strutturata comporta una sensazione di sparizione esistenziale.

Il mio pensionamento dal lavoro a tempo pieno fu difficile, ma in quel silenzio scoprii la profondità dell’esistenza.

Parallelo filosofico: La filosofia buddista insegna la disintegrazione dell’ego come via all’illuminazione. Il pensionamento rappresenta la prova.

Intuizione psicologica: Questa crisi può portare depressione o perdita di autostima a meno che non venga trasformata in nuove attività come volontariato o mentoring.

7. La Crisi d’identità: il mutante interiore

Innescata da trasferimenti, transizioni di genere, cambi di carriera o conversioni religiose, questa crisi costringe a un esame profondo della propria identità.

Esempio: Una donna da me consigliata si convertì a una nuova religione e sperimentò conflitto interiore ed esclusione sociale. Ma ne uscì rafforzata.

Intuizione filosofica: L’identità non è statica. Come disse il filosofo greco Eraclito, “Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume.”

Intuizione psicologica: In altre parole, si tratta di gestire la dissonanza cognitiva e ricostruire il sé narrativo.

La Crisi universale: una convergenza filosofica

Ciascuna di queste crisi condivide un elemento essenziale: la rimozione della maschera, lo scontro con la propria realtà.

Come dico spesso: “Il dolore rivela ciò che il conforto nasconde.” C’è uno specchio, una porta, una fucina dentro ogni crisi. Naturalmente, solo i coraggiosi ci entreranno, ma non solo saranno cambiati: saranno trasformati.

Navigare nella Crisi: un cammino verso la comprensione

Accogli l’incertezza: Adotta un atteggiamento di “non-sapere” come terreno fertile per la comprensione.

Interrogati: Chi sono oltre i ruoli? Quali sono le cose che contano davvero?

Riscrivi la storia: Vedi la crisi come maestra, non come tiranna.

Coinvolgi il corpo: Movimento, respiro, quiete ancorano la mente.

Cerca compagnia: La guarigione non è solitaria. Condividi, crea legami, comunica.

Illustrazione: Mio padre diceva spesso: “Come l’oro si affina nel fuoco, l’anima si affina nella crisi.”

Conclusione: la Crisi come catalizzatore della Coscienza

Galleggiare sulla superficie della vita senza toccare profondità né divinità è esistere in una condizione senza crisi. La crisi, con tutto il suo tumulto e fragore, è stata per me una chiamata divina a immergermi nel pozzo del sé, a stare di fronte alle ombre e a irradiarne la luce.

La mia esistenza è stata una lotta nel superare una sequenza di crisi, non come battaglie vinte o perse, ma come iniziazioni a una consapevolezza più ampia. La poesia che scrivo, la filosofia che vivo e l’eredità che spero di lasciare sono tutte temprate nel fuoco di questo cambiamento.

Non temiamo dunque la crisi, ma rispettiamola. Avviciniamoci alla sua tempesta non con paura, ma con apertura. Perché nella crisi, non moriamo: ci rivitalizziamo.

Dr. Sethi K.C.*, com.unica 23 maggio 2025

*Filosofo, Poeta, Scrittore, Pensatore e Ricercatore della Verità interiore.

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