Lo Stato Federale dell’India, con i suoi ventinove stati e sette territori, è il secondo Paese più popolato del mondo, dopo la Cina, con un miliardo e trecento milioni di abitanti. Vanta una grande estensione geografica e migliaia di chilometri di coste sull’Oceano. Presenta una grande varietà di paesaggi, dalle montagne dell’Himalaya alle valli dei fiumi Gange e Brahmaputra, e una altrettanto grande varietà sociale ed etnica, identificata in tre grandi gruppi – Indoariano, Dravidiano e Mongolide – con una larga molteplicità di popolazioni, e una organizzazione sociale fondata sulle caste. È un Paese con una natura meravigliosa ed una architettura affascinante e suggestiva, che attrae un grande flusso turistico. Nonostante numerosi agglomerati urbani, come le popolosissime città di New Delhi, Calcutta, Bombay, resta prevalentemente un Paese rurale ed agreste, disseminato da una miriade di villaggi e piccoli insediamenti, con attività e tradizioni antichissime. Tuttavia è una nazione in forte espansione, in pieno boom economico, con un fabbisogno energetico in continua crescita e l’impellente necessità di diminuire l’inquinamento e la produzione di gas a effetto serra. Purtroppo condivide con la Nigeria il primato di paese carente in elettrificazione. Infatti, numerosi villaggi non sono ancora collegati alla rete elettrica e , laddove esiste la connessione, le interruzioni d’elettricità sono frequenti.

Il 29 aprile, il primo ministro Narendra Modi ha celebrato il raggiungimento di uno degli obiettivi del suo programma: il completamento dell’elettrificazione del Paese, azzerando l’elenco dei 18.452 villaggi che nel 2014, quando vinse le elezioni con il suo partito, non erano mai stati raggiunti dall’illuminazione elettrica. In realtà, il programma di elettrificazione vantato dal ministro Modi nasconde molte zone d’ombra. La rete elettrica non garantisce l’ininterrotta fornitura di energia a tutte le abitazioni: i villaggi raggiunti dall’elettrificazione hanno il 10% delle abitazioni illuminate e nella percentuale sono compresi nella loro priorità gli ospedali, i centri medici, gli uffici pubblici e scuole. Inoltre, negli edifici che sono collegati alla rete elettrica nazionale si continua a utilizzare i costosi generatori a diesel o benzina, per fronteggiare i frequenti e lunghi black-out. Tradotto in numeri, 32 milioni di abitazioni sono senza elettricità, con un equivalente di 270 milioni di persone tagliate fuori dalla modernizzazione e quindi dalla globalizzazione.

Il governo Modi ha previsto di investire ulteriori 2 miliardi di euro per portare l’elettricità in ogni abitazione indiana entro il mese di marzo 2019. Non si sa se fattivamente sarà una manovra attuabile o se si tratta di mera propaganda in vista delle elezioni del 2019 appunto. Nel paese, più della metà dell’energia prodotta proviene dal carbone, che emette grandi quantità di gas a effetto serra, mentre la restante è energia termica. È necessario quindi ricorrere a energia non inquinante, rinnovabile e decentrata. L’India è stato uno dei primi paesi a dotarsi di un Ministero per l’Energia Nuova e Rinnovabile, istituito nel 1992, che ha il compito di incentivare questo tipo di energie – ome l’energia piccola idraulica, nella quale l’acqua che fa girare una turbina può generare energia elettrica- e che conta su un potenziale immenso: i monsoni, che consentono di sfruttare le risorse eoliche, e il sole, che in queste regioni splende praticamente tutto l’anno, favorendo la diffusione di scalda acqua solari e di pannelli fotovoltaici, che trasformano i raggi del sole in elettricità. Infine, poiché l’agricoltura è la principale attività economica per la maggior parte della popolazione, i rifiuti verdi possono essere utilizzati in impianti di produzione di biomassa, che non solo generano calore, ma anche elettricità. Per quanto riguarda l’energia solare, nei luoghi di meditazione e di pellegrinaggio sono installati forni solari che permettono – attraverso specchi parabolici che direzionano i raggi solari verso un ricevitore termico e trasformano l’acqua fredda in vapore- di cucinare decine di migliaia di pasti ogni giorno. Per la biomassa si moltiplicano gli inceneritori alimentati con residui e scarti agricoli, con residui del legno e con la bagassa estratta dalla frantumazione e spremitura della canna da zucchero.

Alla Conferenza Mondiale dei Cambiamenti Climatici, tenutasi a Parigi nel 2015, l’India ha preso degli impegni ufficiali, guidando una rivoluzione energetica su scala globale. Nel Marzo 2018 si è tenuto a New Delhi un summit internazionale della International Solar Alliance, che riunisce 121 Paesi, tra cui Cina e Brasile, impegnati nella promozione e nello scambio di tecnologie per ottimizzare la produzione di energia solare. L’evento è stato organizzato in concomitanza con la visita del presidente francese Emmanuel Macron, che ha saldato l’allineamento Parigi-New Delhi per la promozione di energia solare globale. L’obiettivo è di installare una potenza energetica solare combinata di 1 Terawatt (unità di potenza per indicare un milione di megawatt) entro il 2030, per un investimento cumulativo di un trilione di dollari. Naturalmente l’India è una nazione che si sta imponendo con una certa aggressività sugli scenari mondiali, mentre al suo interno vive lacerazioni intestine, dovute anche ai grandi divari sociali e alle misere condizioni in cui vivono milioni di indiani, in luoghi sperduti, non raggiunti da strade, senza acqua ed elettricità, con un tasso di scolarizzazione molto basso, e il clima di assoggettamento sessuale, fisico e psicologico in cui sono ancora tenute le donne in molte realtà.

La realizzazione dei progetti dipende in larga scala dai mezzi che concederà lo Stato. La politica energetica dell’India non è sempre coordinata e dipende da più ministeri, tra cui il Ministero per le Energie Nuove e Rinnovabili e il Ministero dell’Energia. I programmi possono essere improvvisamente interrotti o modificati, come il finanziamento per l’installazione dei moduli fotovoltaici nei villaggi isolati in seguito all’aumento dei prezzi delle cellule, che poi è stato lentamente ripristinato. La risposta l’avremo nel 2050, quando, secondo il ministero indiano, 100 GW di energia proveniente da fonti rinnovabili non sarà più un sogno ma una realtà.

(Nadia Loreti/com.unica 29 maggio 2018)

*Nella foto il primo ministro indiano Narendra Modi