[ACCADDE OGGI]

Oggi sappiamo quasi tutto sulla storia dei nativi d’America: i pellerossa, gli indiani. Persino i nomi delle loro “tribù, ma il termine esatto è delle loro “Nazioni” di appartenenza ci è familiare: gli Cheyenne, gli Apache, i Navajo, i Sioux, eccetera. Non di rado, durante le sagre paesane, ci imbattiamo in bancarelle che al suono di improbabili “melodie indiane” tentano di vendere pipe artigianali che si pretende provenienti da famiglie indiane, oppure penne di “turkey” (il tacchino originario dell’America che gli indiani offrirono insieme al grano ai primi coloni nel giorno del ringraziamento, quel  Thanksgiving Day che si festeggia l’ultimo giovedì di novembre di ogni anno), e mille altri amuleti che si attribuiscono alla tradizione di quelle popolazioni.

E però, nonostante il forte revisionismo storico sulla questione dei nativi americani, poco conosciamo e poco ricordiamo su quel tremendo genocidio che, secondo lo studioso americano John Toland, …” per alcuni metodi di sterminio e segregazioni, venne preso a modello dai nazisti …nell’attuazione dell’Olocausto contro ebrei, rom e altre minoranze etniche e politiche”. Ne è la dimostrazione di quanto accadde oggi di quel lontano 25 novembre 1876 nel territorio del Wyoming lungo il ruscello di Bates Creek dove sorgeva un campo di Cheyenne dei capi Stella del Mattino e Piccolo Lupo. Era un villaggio indiano di quasi cinquecento anime attendate in 167 capanne. Il colonnello Ranald Mackenzie della cavalleria statunitense, incaricato di lavare l’oltraggio per la schiacciante sconfitta subita nella battaglia del Little Bighorn dove perse la vita il colonnello Custer, forte di 1000 uomini al suo comando, di notte accerchiò l’intero villaggio   e all’alba lo incendiò senza riguardo verso donne, bambini e anziani.

I guerrieri Cheyenne opposero una fiera resistenza ma alla fine, rimasti senza case e senza cavalli, decisero di arrendersi.  Il loro villaggio fu interamente distrutto. Iniziò insieme alla lunga marcia per raggiungere le riserve assegnategli o il territorio dei Sioux per quelli che decisero di continuare a combattere, la fine della Nazione Cheyenne. Molti morirono congelati e affamati nel territorio del Montana. Quelli che scelsero di resistere al fianco dei Sioux furono massacrati a Fort Robinson. Erano passati dodici anni dal 29 novembre 1864, quando l’esercito statunitense, lungo il fiume Sand Creek, li attaccò proditoriamente, massacrandone circa trecento, tra cui solo settantacinque erano guerrieri. Si chiudeva tristemente la storia degli Cheyenne, “il popolo degli uomini”.

(Franco Seccia/com.unica, 25 novembre 2018)