Leone XIV: “Il ruolo di papa è nuovo per me, sto imparando molto”

In un mondo polarizzato, il Pontefice invita a riscoprire i valori più alti e propone la sinodalità come antidoto alle fratture dentro e fuori la Chiesa. Un’anticipazione della prima intervista al Papa
Roma — Settant’anni appena compiuti e appena qualche mese di pontificato alle spalle. Leone XIV, il primo papa statunitense e al tempo stesso con radici profondamente latinoamericane, si racconta con semplicità e una certa ironia in un’intervista concessa alla giornalista Elise Ann Allen per il volume di imminente pubblicazione dal titolo «León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI». Ampi stralci di questa intervista sono stati anticipati dal quotidiano peruviano «El Comercio».
Il successore di Francesco parla del suo doppio sguardo: «Sono ovviamente americano, ma amo molto il Perù e il popolo peruviano. Ho vissuto metà della mia vita ministeriale laggiù, e la prospettiva latinoamericana è per me molto preziosa». Una risposta che racchiude la sua identità: figlio di due mondi, chiamato a interpretare una Chiesa sempre più globale.
Il ponte tra culture emerge persino sul terreno del calcio. Alla domanda se, in un ipotetico Mondiale, tiferebbe per Stati Uniti o Perù, il papa sorride: «Probabilmente per il Perù, per legami affettivi. Ma sono anche un grande tifoso dell’Italia. E poi, come papa, sono tifoso di tutte le squadre». Un ricordo familiare rende l’aneddoto ancora più vivido: «Io ero dei White Sox, mia madre dei Cubs. In casa abbiamo imparato a non escludere nessuno, neppure nello sport. Altrimenti, niente cena».
Un leader globale
C’è però una sfida ben più grande dello sport: il peso del papato. «Il ruolo pastorale mi viene naturale», confida. «Quello che è totalmente nuovo è essere proiettato al livello di leader mondiale. Le telefonate, gli incontri con i capi di Stato, la consapevolezza che la voce della Chiesa ha un ruolo importante. Sto imparando molto, mi sento messo alla prova, ma non sopraffatto».
Con una metafora efficace, aggiunge: «Ho dovuto buttarmi subito nella parte più profonda della piscina». Eppure, non perde di vista l’essenziale: «Essere papa significa confermare gli altri nella fede. È qualcosa che può avvenire solo per grazia di Dio. Non c’è altra spiegazione».
Pace e diplomazia
Il tema della pace, già centrale nel primo discorso dal balcone di San Pietro, è una costante del suo pontificato. «La pace è l’unica risposta», ribadisce pensando all’Ucraina. Ma distingue: «C’è differenza tra la voce della Santa Sede che invoca la pace e il ruolo di mediatore. Quest’ultimo non è sempre realistico. Ciò che conta è che diversi attori facciano abbastanza pressione perché le parti in guerra dicano: basta».
La polarizzazione e i ponti da costruire
«La via è il dialogo», afferma quando gli si chiede quali ponti voglia costruire. Politici, sociali, culturali ed ecclesiali: per Leone XIV la missione è ridare fiducia al multilateralismo in un mondo che si rifugia sempre più nel bilaterale. «Viviamo in tempi di polarizzazione, e non aiuta nessuno. O forse aiuta pochi, mentre tutti gli altri soffrono».
La polarizzazione, dentro e fuori la Chiesa, è uno dei grandi mali del presente: «È importante chiedersi perché il mondo sia così diviso. La pandemia ha aggravato la situazione, ma le radici sono più antiche. Forse abbiamo perso il senso del valore della vita, della famiglia, della società». E non manca una stoccata all’economia globale: «Sessant’anni fa un dirigente guadagnava sei volte più di un operaio; oggi guadagna seicento volte tanto. Se l’unico valore diventa questo, siamo nei guai. Ieri ho letto che Elon Musk sarà il primo trilionario del mondo. Che significa questo? Se è questo l’unico valore riconosciuto, allora siamo nei guai.»
La sinodalità come antidoto
Contro divisioni e polarizzazioni, il pontefice indica la strada della sinodalità: «È un atteggiamento, una volontà di ascolto. Non toglie autorità a vescovi e sacerdoti, ma costruisce comunione. Non si tratta di trasformare la Chiesa in una democrazia, ma di vivere insieme come comunità, ciascuno con la propria vocazione».
La vede come una lezione anche per il mondo: «La sinodalità è un antidoto alla polarizzazione. Camminare insieme, ascoltarsi, discernere alla luce del Vangelo: è questo che ci permette di affrontare le sfide del nostro tempo».
Un papa in apprendimento continuo
C’è, in tutte le sue parole, la consapevolezza di trovarsi davanti a una sfida inedita. «Il ruolo di papa è nuovo per me», ripete più volte. «Sto imparando molto». E forse proprio in questa sincerità, nel dichiararsi allievo mentre occupa la cattedra più alta della Chiesa, si intravede il segreto del suo stile: un papa che non teme di dire “sto imparando”, mentre invita il mondo a fare lo stesso.
Sebastiano Catte, com.unica 16 settembre 2025