Ezio Mauro intervista per Repubblica la scrittrice premio Nobel 2015. Oggi sta scrivendo un libro sulla nuova guerra: “Solo se vince Kiev vinciamo tutti”

Svetlana Aleksievic è nata in Ucraina nel 1948 ma è cresciuta e ha vissuto prevalentemente in Bielorussia. Oppositrice del regime del presidente Aleksander Lukashenko, ha trascorso lunghi periodi in esilio ed è dovuta fuggire in Germania nel 2020. Da giornalista e scrittrice ha raccontato le principali vicende dell’Urss e della Russia nella seconda metà del Novecento in una serie di romanzi corali basati su centinaia di testimonianze. Nel 2015 ha ricevuto il premio Nobel per la Letteratura “per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”.

“Quando ho ricevuto il premio Nobel dissi che avevo due case, perfino tre – racconta – la Bielorussia, l’Ucraina e la cultura russa. Ma erano tempi completamente diversi, e tutti noi eravamo sotto l’influsso grandioso della cultura russa, sentivamo tutto il suo incanto, mentre oggi sembra di essere in un altro mondo. Dobbiamo domandarci, e domandare all’intera élite russa, perché la cultura del Paese è divenuta impotente, perché non aiuta in questa situazione tragica, perché le persone non si rivolgono alla parola della cultura, e non la ascoltano, e invece ascoltano soltanto la televisione”.

“Fino a poco tempo fa parlavamo di una nazione spirituale – prosegue Aleksievic – di un Paese che, come sempre si dice, legge più di ogni altro: ed oggi, ecco, siamo arrivati all’argento non fresco da togliere ai morti… E tenga conto che potrei fare moltissimi esempi come questo. Quando, dopo lo scontro armato, il battaglione ripiega a riposare in Bielorussia, arrivano prima i carri armati colpiti e i blindati ammaccati, e subito dopo li seguono i Kamaz, i camion carichi di lavatrici, frigoriferi, biciclette da bambino… Una razzìa. E io mi sento disperata, e penso a come si può trovare una strada per raggiungere questo tipo di umanità, come scegliere le parole perché la gente capisca che sono cose terribili. La Russia sta facendo quello che i nazisti facevano sul suo territorio: ora abbiamo a che fare col fascismo russo”.

Con questa guerra Putin vuole ristabilire l’impero zarista – afferma ancora la scrittrice. Ha l’idea e il mito della Grande Russia, e noi sappiamo bene come finisce nella Storia l’inseguimento di questo sogno di grandezza, la Grande Serbia, la Grande Germania, e ora la Russia. C’è sempre una premessa vittimistica. Putin continua a ripetere che la Russia è stata offesa, che è stata mortificata, che dobbiamo costringere gli altri a rispettarci, E poi c’è un odio quasi fisico verso l’Ucraina. Che cosa è la Russia senza Ucraina? Non c’è più l’antica Rus’ di Kiev, sparisce col suo deposito mitologico di tradizione. Putin, in poche parole, ritiene che l’Ucraina si sia appropriata della storia russa. E vuole riscrivere quella storia. Infatti alla vigilia dell’intervento armato ha dichiarato che la creazione di quello Stato fu un errore commesso da Lenin”.

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