Uno dei maggiori storici contemporanei spiega – in un’intervista a “Repubblica” – i motivi che hanno spinto il dittatore russo a voler umiliare l’Ucraina

Timothy Snyder, 53 anni, è lo storico di Yale esperto di Europa Orientale e nascita dei regimi, autore di saggi pluripremiati come Terre di Sangue. L’Europa nella morsa di Hitler e Stalin, ma anche Venti lezioni. Per salvare la democrazia dalle malattie della politica e La paura e la ragione dove ha tratteggiato le strategie illiberali di Mosca. Di Ucraina ha scritto in sei dei suoi libri.

Alla vigilia dell’invasione il presidente russo si è lanciato in una lunga dissertazione storica, negando l’esistenza dello stato ucraino come d’altronde da lui già teorizzato a luglio in un documento intitolato “Sull’unità storica di russi e ucraini”. Tesi rilanciata anche venerdì nel discorso allo Stadio Luzhniki…

“Argomenti che fanno rabbrividire gli storici” afferma Snyder nell’intervista rilasciata a Anna Lombardi per Repubblica. “E rischiano di focalizzare l’attenzione su altro. Il primo istinto è infatti mettere le cose in chiaro, spiegare che non è così. Accadde nel 2014, quando la propaganda russa ebbe a suo modo successo: insinuò dubbi. Ora è diverso. Sappiamo che non ci si può impelagare in discussioni con chi usa un fantomatico passato, per giustificare la gravità delle proprie azioni presenti. L’unità di Russia e Ucraina è falsa, anche se è possibile che lui ci creda. Proprio questo ci mostra quanto i valori di Putin siano differenti dai nostri: negando la realtà che ostacola la sua visione, svela la sua indole totalitarista”.

Lo scopo dell’invasione – sottolinea – è quello di raggiungere Kiev, catturare e possibilmente uccidere il presidente Volodymyr Zelensky, distruggere il governo e annientare ogni aspirazione della società civile di quel paese. Lo scopo? “A breve termine per umiliare l’Ucraina e ridurla a colonia. Non rappresenta nessuna minaccia reale alla Russia ma il suo esempio di democrazia sì. Mostra che una democrazia russa è possibile.”

Ma i russi sono davvero perseguitati in Ucraina come gli ebrei, come sostiene il Cremlino? Snyder è netto al riguardo: “Eppure il presidente ucraino è russofono. E pure ebreo. Giovane, democratico, coraggioso, incarna quel che potrebbe essere un presidente russo se nel paese ci fossero libere elezioni: dunque va cancellato. Sul lungo termine, poi, Putin mira a destabilizzare l’Europa, anche con la nuova ondata di profughi. Sono dieci anni, d’altronde, che lavora in tal senso: finanziando destre e sovranisti. E se possibile, vuol sconquassare pure gli Stati Uniti, tanto più in un anno elettorale. Imbarazzare Joe Biden, farlo apparire debole dopo il disastro del ritiro afghano, è nell’interesse russo: non hanno certo dimenticato che “l’amico” Donald Trump parlava di uscire dalla Nato durante il suo secondo mandato”.

Nell’intervista lo storico americano parla anche della necessità di restituire senso al linguaggio, un tema da lui affrontato nelle Venti lezioni, uno dei saggi più recenti (Rizzoli 2017): “Penso a come Putin, idolo della destra suprematista, parla di “denazificare” mentre aggredisce un paese guidato da un presidente ebreo e democraticamente eletto. Tribalizza la storia della Seconda guerra mondiale: è lui il nazista e lo sa. Allo stesso tempo tenta di confonderci, come accadde già nel 2014. Nostro compito è reagire. Ricordiamo chi erano i nazisti. Distinguiamo fra aggressori e aggrediti. Non lasciamo che Putin abusi della Storia. Diciamolo forte: solo i regimi autoritari distribuiscono dolore, la democrazia distribuisce rispetto”.

com.unica/repubblica, 22 marzo 2022

Qui l’intervista completa a Repubblica, a cura di Anna Lombardi