In occasione del GariwoNetwork la Senatrice a vita ha condiviso la sua ricetta per contrastare l’odio nella società a partire da coloro che fanno scelte coraggiose

Dall’assegnazione della scorta come momento di consapevolezza “che c’era un mondo che perdeva tempo ad augurare la morte su internet a una persona anziana” alla preoccupazione per i prodotti cultuali contemporanei che inneggiano all’odio, Liliana Segre ha raccontato a 360 gradi il suo modo di vedere il presente in occasione della quinta edizione del GariwoNetwork, l’incontro annuale tra i referenti di tutti i Giardini dei Giusti nel mondo.

Intervistata da Gabriele Nissim, la Senatrice a vita ha espresso preoccupazione sul seguito che ha ricevuto dai giovani Squid Game, una serie “di una crudeltà incredibile seguita da milioni di persone. Combattere per la giustizia con questi esempi non è facile”. Del resto, oggi “c’è una sconfitta nelle scuole perché i bulli sono i personaggi più importanti”. Eppure “se non avessi speranza non avrei messo insieme la Commissione contro l’istigazione all’odio, ultimo atto della mia vita”. Una speranza affidata “a quelle poche donne e quei pochi uomini” che hanno il coraggio “di non odiare e non vendicarsi”. Un comandamento che, per la senatrice Segre, “andrebbe aggiunto alla nostra bellissima Costituzione”.

Instancabile testimone dell’orrore della Shoah, Liliana Segre si è soffermata anche sull’individuazione dei Giusti di oggi che, come durante il nazifascismo, “sentono un desiderio di giustizia dentro di loro e hanno il coraggio di fare una scelta e di andare contro l’indifferenza”. Persone a cui “dobbiamo essere molto grati, guai se non ci fossero”. 

Alla conferenza, che si è tenuta al Teatro Parenti di Milano e alla quale hanno partecipato centinaia di persone connesse da ogni parte del mondo, hanno partecipato anche il Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati Piero Fassino, il noto corrispondente di guerra polacco Konstanty Gebert, lo scrittore Francesco Cataluccio e Gabriele Nissim, presidente della Fondazione Gariwo. Il tema di quest’anno è stato “prevenire i Genocidi con l’esempio dei Giusti”.

Partendo dalle attuali situazioni di crisi umanitaria nel mondo, Nissim ha spiegato che la sfida di Gariwo e dei Giardini de Giusti oggi è “rendere vivo lo spirito della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio delle Nazioni Unite, in modo che questi luoghi possano diventare un fondamentale supporto culturale nella società, luoghi del bene possibile alla portata di tutti”. Konstanty Gebert, giornalista di Gazeta Wyborcza e membro di Solidarnosc, ha focalizzato il suo intervento sulla figura del genocidario come figura morale”, un’espressione volutamente provocatoria che intende analizzare come molti perpetratori siano stati in realtà persone comuni, che hanno obbedito ad una logica presentata come necessaria per rendere migliore o più giusta la loro società, anche se questo significava eliminarne una parte. “Ricordo conversazioni che ho avuto con dei genocidari ruandesi in prigione a Kigali; dicevano che non avevano provato nessun piacere nell’uccidere delle persone, ma, da persone serie quali si consideravano, avevano fatto la loro parte in quell’azione che tutti compivano per l’interesse comune, perché il mondo diventasse migliore senza quella gente a impedirlo”.

Per Piero Fassino, invece: “È attraverso il contrasto ai genocidi che si affermano il diritto alla vita, al rispetto delle persone, alla tutela dell’identità e tutti quei diritti civili e umani fondamentali che sono essenziali nella vita di ogni persona. La Fondazione Gariwo tiene alta la fiaccola di questa sfida culturale, sociale, politica”.

Francesco M. Cataluccio, scrittore e responsabile editoriale di Gariwo, ha presentato il volume collettivo Domande sulla memoria (gariwo.net/memoria)primo della collana CAMPO LIBERO della Fondazione Gariwo in collaborazione con la Libreria Editrice Cafoscarina di Venezia. Un progetto che, senza pregiudizi ideologici o storiografici, intende studiare, analizzare e commentare le vicende legate alla Memoria e cercare le storie dei Giusti, coloro che ovunque e in ogni momento si sono spesi per salvare gli altri, prevenire il sorgere dell’odio e del razzismo, fermare il male. Le relazioni sono state precedute dai saluti istituzionali di Roberto Jarach, presidente della Fondazione Memoriale della Shoah, Mario Vanni, Capo di Gabinetto del Sindaco di Milano, Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti, e Tsovinar Hambardzumyan, Ambasciatrice della Repubblica d’Armenia in Italia introdotta dal Console onorario d’Armenia in Italia Pietro Kuciukian.

com.unica, 24 novembre 2021