Da “Estasi” (primo film della storia in cui appare un nudo integrale di donna) alle ricerche alla base di molti  sistemi di comunicazione in ambito informatico e di telefonia mobile.

“Estasi” è un titolo che in questo articolo è incentrato principalmente sulla straordinaria storia dell’attrice che ne interpretò l’omonimo film, un film che tra l’altro vanta una primogenitura particolare: essere stato il primo film della storia cinematografica dove appare un nudo integrale di donna. E che donna! giustappunto lei l’austriaca Hedy Lamarr, classe 1914, quindi all’epoca dei fatti  poco più che diciottenne essendo nata verso la fine dell’anno, e il film uscito nelle sale, ovviamente con enorme scalpore per tale particolarità, nel febbraio del 1933.

Per la verità la giovane non si chiamava ancora così, ma  Hedwig Kiesler, brillantissima studentessa di ingegneria ma che per la straordinaria avvenenza, era già stata scelta per piccole parti in film anche di un certo livello e lei stessa aveva seguito dei corsi di recitazione, forse influenzata da una giovanile passione per un altrettanto giovane promettente attore Wolf  Abach-Retty, che guarda un po’, era il futuro padre di Romy Schneyder. Nel marzo 1931 quando aveva appena 16 anni apparve in topless su di una famosa rivista tedesca e poco dopo veniva selezionata dal famoso regista teatrale Max Reinhardt, per lavorare in teatro a Berlino: sembra che Reinhardt sia rimasto letteralmente abbagliato dalla  ancora Hedwig Kiesler  definendola “la ragazza più bella del mondo”.

Queste le premesse per la scelta del regista ceco Gustav Machaty di affidarle la parte di protagonista nel film Estasi, cui da tempo ne stava elaborando la trama, attratto dalle possibilità del mezzo cinematografico di enfatizzare le possibilità espressive del corpo femminile, che già avevano un precedente in un film da lui girato nel 1929 dal titolo Erotikon, ma che ora con una interprete di tal fatta, avevano concretissime possibilità di divenire esplosive (come in effetti doveva puntualmente accadere).

Il film, girato tra Vienna e gli stabilimenti Barrandov di Praga, più alcune trasferte in Alta Boemia e nei Carpazi, ha una trama esilina “una giovane donna sposata ad un uomo più anziano, ricco e volgare, in preda a disperazione fa ritorno nella casa paterna e a contatto colla natura, tra i boschi, nell’acqua di un laghetto che sono di enfasi ad una riscoperta del suo corpo, sul quale il regista ovviamente indugia, ritrova anche la passione, nelle vesti (e non vesti) di un giovane di passaggio con il quale passa ore d’amore (e anche qui il regista non smette di indugiare…). Il seguito, del marito che si suicida e lei che rinuncia all’amante, lo fanno anche piuttosto manierato e convenzionale, ma quel corpo di lei, nudo tra le foglie e mollemente adagiato sulle acque, si imporrà nell’immaginario collettivo di tutto il mondo, con riflessi che non si sono spenti neppure oggi. Il film, come detto sollevò un enorme scalpore, con le solite indignazioni e proibizioni. Però c’è da dire che nell’Italia fascista  ove sulle prime era stato interdetto, poi su pressioni di persone intelligenti, che non mancavano nel Regime, Balbo, Ciano figlio, Bottai, Freddi, venne presentato al Festival di Venezia del 1934.

La bellissima ragazza austriaca si trovò di colpo proiettata ai fasti della fama; quelle scene di nudo solleticavano i pruriti di gran parte della società internazionale dell’epoca e  ci fu anche chi vi trovò analogie con il romanzo di Lawrence “L’amante di Lady Chatterley” uscito 5 anni prima, anzi per la verità Henry Miller ci scrisse su un saggio. Ma come spesso accade un risultato così eclatante ha spesso delle ripercussioni: sposatasi infatti con un industriale miliardario mercante d’armi, Fritz Mandl, che per molti versi poteva ricordare proprio la vicenda del film, questi cercò di acquistarne tutte le copie del film  in circolazione per distruggerle e conseguentemente proibire alla moglie persino di nominarlo, quel film.

Questo matrimonio con un industriale  che aveva contatti con tutte le fabbriche d’armi e anche con nazisti e fascisti e che imponeva alla moglie un ritiro quasi monacale, come a contrappasso della vicenda di quella sua scandalosa interpretazione rappresenta come una parentesi buia della vita di Hedy, eppure  doveva rivelarsi l’occasione per sviluppare quel diverso aspetto della personalità dell’attrice che diverrà predominante negli anni della guerra. Mandl difatti la teneva alquanto segregata, in una sorta di  lussuosissimo Castello e boicottava la sua prosecuzione dell’attività di attrice, ma essendo una bellissima donna, anzi quasi per antonomasia la più bella del mondo, ben volentieri la presentava ai suoi amici industriali e anche a importanti gerarchi dei sopracitati regimi: Goering, Goebbles, Ciano…, addirittura si sono fatte illazioni che nel Castello/prigione dove la coppia viveva, non era improbabile di vedervi Hitler e Mussolini. Cosa di gran lunga più importante è che oltre a tali personaggi, la residenza dei coniugi Mandl era anche convegno per scienziati, ricercatori di nuove tecnologie belliche, fisici, inventori, e siccome il marito, come un diadema da mostrare a tutti, la portava sempre con sé, ecco che lei l’immaginifica cui tutti, anche il più arcigno dei professoroni, non poteva, sia pure per un attimo, non pensare a quelle scene del laghetto e in mezzo alle frasche, si ritrovava in riunioni dove si parlava di tematiche innovative, segretissime, di cui nessuno, il marito per primo, poteva immaginare che lei ci capisse qualcosa.

Ricordate l’inizio della biografia? Ragazza austriaca bellissima, ma anche quel “brillantissima” studentessa di ingegneria? Ebbene c’era molto di vero in quell’epiteto: allieva della scuola di ingegneria a soli 16 anni, aveva sostenuto qualche esame dove il commento unanime dei professori era stato “di un’intelligenza straordinaria, addirittura eccezionale”, sicché ecco che a quelle riunioni, tra quei commenti, le formule, i calcoli matematici, non è che lei fosse, come tutti credevano una bella statuina, lei incamerava dati, nozioni ed era perfettamente in grado di trarre qualche conclusione, come di lì poco avremo modo di constatare, quando stufa di quella dorata prigionia, stufa del marito e anche sempre più inquieta per l’ascesa di Hitler, che per lei di origine ebraiche, non era  certo rassicurante, aveva fatto nel 1937, una vera e propria fuga a Parigi dove il produttore Louis. B. Mayer, che era in Europa in cerca di nuovi talenti, la convinse a trasferirsi in America e a cambiare il nome in Hedy Lamarr.

Ovviamente, con quel po’ po’ di curriculum (il primo nudo della storia del cinema) era la professione di attrice lo specifico ove orientarsi e Hollywood le riservò un’accoglienza piuttosto lusinghiera, offrendole da subito parti in parecchi film e con attori di grosso calibro (Clark Gable, Spencer Tracy, James Stewart, ecc.) Però una volta assicuratasi successo e fama, le tornarono alla mente tutti quei discorsi carpiti in casa Mandl: in particolare aveva attratto la sua attenzione un metodo che alcuni scienziati perseguivano, di teleguidare ordigni e contrastare i segnali trasmessi da un nemico  per bloccare  i segnali radio per il telecontrollo ad esempio di un siluro. Complicatissimo, ma lei  aveva il potenziale non solo per capire  a cosa si alludeva, ma anche di studiarci sopra.

Tra un film e l’altro, tra una ripresa a Hollywood  e anche  con la mobilitazione  della comunità austriaca e tedesca di Los Angeles contro il Nazismo e a favore di un’entrata in guerra  contro la Germania, che il regista Ernst Lubitsch andava  organizzando e che comprendeva parecchia gente dello spettacolo, di origine europea come Marlene Dietrich, ma anche statunitense come  Clark Gable e Carole Lombard (quest’ultima morirà proprio nel corso di un suo giro propagandistico per tale scopo). Hedy era sì intelligentissima e un ex portento negli studi di ingegneria, però pur sempre una dilettante per evoluta che fosse, e poi forse le mancava quel tocco in più, che anche a questo tipo di ricerche, necessità per passare dalla formulazione a qualcosa di realizzabile: un qualcosa di artistico, di quasi magico, di estremamente fantasioso, ecco tipo un’armonia musicale, Mozart, Beethoven, Stockausen, Varese, magari un semplice Gershwin, e difatti è proprio in ambito musicale che trovò il suo compendio.

Il compositore d’avanguardia George Antheil, che era anche stato molto vicino al movimento surrealista. Insieme i due idearono  un sistema che si rifaceva a quel progetto di un modo di criptaggio  delle comunicazioni via radio, che in mare poteva indirizzare, ma anche intercettare, i siluri dei sommergibili. Hedy e Antheil svilupparono un prototipo di criptaggio dei messaggi radio tra centro di controllo e siluri, per far sì che non potessero essere intercettati, basato sulla tastiera del pianoforte ove ogni tasto produceva un segnale ad una data frequenza e solo seguendo un codice che era una sorta di armonia  era possibile controllare la traiettoria del siluro. I due iniziarono una serie di contatti  con il National Inventor’s Council fondato nell’agosto 1940 su impulso del Presidente Roosevelt nell’ambito della mobilitazione industriale in vista di una guerra e elaborarono via via delle modifiche sempre basandosi su osservazioni di tipo musicale, quale ad esempio una versione tecnologica della banda perforata che si usa nella pianola meccanica, che permetteva una rapida variazione di frequenza, di nuovo il modello del pianoforte con i suoi 88 tasti, e quindi 88 frequenze, che in seguito verrà denominata “frequency-hopping spread spectrum.”  

L’11 agosto 1942 ai due veniva  concesso il brevetto n. 2.292.387, ma l’Inventor’s Council non era propenso ad accettare un dispositivo bellico inventato da una diva del cinema, per di più austriaca, e un compositore di musica. Era ancora il tempo delle valvole termoioniche (i transistor sarebbero arrivati solo anni dopo), così il progetto fu bocciato dalla  marina militare U.S.A., che ritenne  impraticabile l’installazione a bordo di un siluro di un simile meccanismo. I due presentarono un secondo progetto questa volta in ambito aeronautico di  un missile antiaereo che esplodeva automaticamente in prossimità del l’obiettivo, non solo quando lo colpiva, ma soprattutto quando lo mancava per produrre lo stesso danni al nemico, ma ancora una volta l’Inventor’s Council bocciò il progetto. 

Hedy Lamarr avrà una sua personale rivincita nel  1962, quando la tecnica da lei ideata con Antheil sarà adottata dagli Stati Uniti (con il nome di CDMA,  Code Division Multiple Access) come sistema di comunicazione a bordo di tutte le navi impegnate nel B locco di Cuba, e ancor di più quando sia lei che Antheil erano morti da tempo, in quanto i loro nomi sono stati inseriti postumi nella National Inventors Hall of Fame  degli Stati Uniti (2014) e a tutt’oggi le loro ricerche e invenzioni sono alla base  di molti  sistemi di trasmissioni radio in ambito informatico e di telefonia mobile.

Mario Nardulli, com.unica 23 agosto 2020