[ACCADDE OGGI]

“La terra fu scossa da forte tremuoto sussultorio, che per poi alle ore cinque ed un quarto fu seguito da altra fortissima scossa ondulatoria, sussultoria e vorticosa di durata circa trenta secondi, quale veniva avvertito in più parti dell’intera Europa, e fu di disastro però in molti paesi della provincia Basilisca, ed in cinque comuni di questa del Principato Citeriore…”

Era il 16 dicembre 1857 quando uno dei più disastrosi terremoti nella storia italiana sconquassò la Lucania e gran parte della Campania ferendo mortalmente la Val d’Agri. Complessivamente vi furono 3.313 case crollate e 2.786 divennero pericolanti e inabitabili. Spaventoso fu anche il bilancio dei morti: secondo le stime ufficiali 10.939, di cui 9.732 nelle province lucane (il 2.6% della popolazione) e 1.207 nella provincia di Salerno. Stime non ufficiali, ma più realistiche, portano a 19.000 il numero totale di vittime.

Il 20 gennaio 1858, Papa Pio IX si rivolse al clero di quelle terre con la lettera enciclica “Cum Nuper” con queste parole:

“…Venerabili Fratelli, non possiamo quasi esprimere a parole quell’acerbissimo dolore da cui siamo stati colpiti, allorché abbiamo avuto notizia che nello scorso mese di dicembre molte città di codesto Regno furono talmente sconquassate da grandi terremoti che molte persone, travolte dalle rovine di edifici cadenti, in modo miserando hanno perso la vita, con grande dolore del Nostro carissimo Figlio in Cristo il Re Ferdinando II che, per la sua grande carità cristiana e il suo affetto per le popolazioni a lui soggette, non risparmiandosi negli interventi e nelle spese, non cessò di apportare aiuti e soccorsi alle popolazioni di dette città per sollevare la loro deplorevole condizione. … E poiché, con Nostro e Vostro grande rammarico si trovano in codesto Regno anche degli ecclesiastici che, dimentichi della loro vocazione, con la loro riprovevole e malvagia condotta eccitano l’indignazione divina e diventano causa di morte spirituale del popolo cristiano, al quale dovrebbero essere guide per la vita, cercate di sradicare gli abusi e le corruzioni che si sono infiltrate nel costume del Clero…Venerabili Fratelli, non avvenga mai che in una scelta così importante vi sia alcuno di Voi che, indulgendo a interessi d’altri, propensioni, favori e ragioni umane, voglia aggregare al Clero e promuovere alle dignità ecclesiastiche e agli Ordini coloro che, non essendo dotati delle qualità prescritte dai sacri Canoni, sono invece da respingere dal sacro ministero. Infatti ben sapete quale grave colpa commette, quanto danno reca alla Chiesa e quale tremendo e strettissimo conto dovrà rendere a Cristo Signore chi non ha paura di iniziare agli Ordini sacri persone indegne.” 

Appena un paio d’anni prima della fine, anche la natura si accanì contro il Regno di Napoli. Naturalmente le notizie rimbalzare sulla stampa londinese spargevano  le macerie e il fango del terremoto contro i Borboni. Ma resta la presa di posizione del 20 gennaio 1858 dell’ultimo Papa Re,  Pio IX, contro il clero corrotto a testimonianza di una storia antica.

(Franco Seccia/com.unica, 20 gennaio 2018)