Si riapre l’agenda europea sull’immigrazione. Oggi il presidente francese Emmanuel Macron riceve all’Eliseo i capi di Stato di Ciad e Niger, i capi dei governi di Italia, Germania, Spagna e Libia, e l’alto rappresentante Ue Federica Mogherini per discutere la gestione dei flussi. L’Italia chiederà il coinvolgimento dell’Ue nel costruire un’alternativa ai viaggi affinché la Libia non si trasformi in un enorme campo di rifugiati. Obiettivo primario, secondo la Francia, è creare degli hotspot avanzati in Africa per distinguere subito tra rifugiati e migranti economici prima che questi affrontino la traversata del Mediterraneo.

Il vertice premia l’Italia per il codice di condotta sui salvataggi in mare e per il progetto di cooperazione con i Paesi africani e le 14 comunità locali libiche sulle rotte migratorie. “Il progetto italiano di cooperazione con 14 comunità locali sulle rotte migratorie in Libia è molto opportuno”, si legge nel documento del vertice anticipato ieri dall’ANSA. Il sostegno alla svolta italiana sul comportamento delle navi delle Ong che setacciano il basso Mediterraneo è senza ombre: “Il salvataggio in mare resta una priorità. Germania, Francia, Spagna e l’Alto rappresentante Ue si felicitano – si legge nel documento – per le misure prese dall’Italia nel pieno rispetto del diritto internazionale. Il codice di condotta in materia di salvataggi in mare è un passo avanti positivo che consente di migliorare coordinamento e efficacia dei salvataggi. In un’intervista a Repubblica, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani chiede un piano europeo per la Libia con la concessione di 6 miliardi di euro di aiuti per chiudere la rotta del Mediterraneo centrale. 

Al Welt am Sonntag, la cancelliera tedesca ha detto che il vecchio sistema Dublino non è sostenibile: “Non può essere che Grecia e Italia debbano sopportare da sole tutto il carico, soltanto a causa della loro posizione geografica”. “Per questo i profughi vanno distribuiti in modo solidale” – ha aggiunto. C’è però da chiedersi cosa ne pensino i Paesi del nord dell’Unione, a partire dall’Austria. E soprattutto quanto i Paesi del Gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) prenderanno sul serio queste affermazioni dopo che da mesi denunciano “il ricatto e il diktat” della Ue verso di loro sul tema della politica migratoria comune.

(com.unica, 28 agosto 2017)