Nella tradizione Vaiṣṇava oggi è il Puja Ganga, la festività religiosa dedicata alla divinità del Gange.

I primi dieci giorni del mese di Jyeshta – terzo mese dell’anno nel calendario hindu, quando secondo il calendario Vaiṣṇava il Sole entra nel Toro – sono conosciuti come Dashamara e sono votati al fiume Gange, o meglio alla Madre Gange. Si crede che la Madre Gange scorra attraverso tre mondi: in Paradiso è chiamata Mandakini, sulla Terra è chiamata Ganga, nelle regioni inferiori Bhagirathi, dalle acque ruggenti e impetuose.

Il Gange è conosciuto anche come Tripathaga, o il “Fiume dei tre Sentieri”. Secondo la credenza popolare bagnandosi nelle acque del Gange si lavano via tutti i peccati. I centri principali del culto del Gange sono Gangotri, la sorgente del fiume, la città antica di Haridwar dove la Madre Gange scende in pianura, Prayang dove si unisce al Jamuna; Varanasi, la Città Santa, per i colonizzatori Inglesi Benares, e l’Isola di Sagara, nel suo estuario, dove finalmente scorre nel Golfo del Bengala. La Madre Gange, la Ganga- Devi, scorre nell’universo e dona misericordia a tutti. Come una madre premurosa protegge coloro che si rifugiano in lei, nelle sue acque sacre, adorandola. I devoti offrono le loro preghiere alla divinità del Gange, si bagnano nelle sue acque sacre e prendono una tazza di acqua per il lavaggio, la pulizia e l’unzione dell’idolo del Signore Caitanya Mahaprabhu, lo sposo della dea Laksmhi. Cospargersi delle ceneri delle anime dei defunti nel Gange aiuta i devoti a liberarsi dai peccati e assegna loro una rinascita per continuare la pratica della massima fede in Krishna.

«Colui il quale possiede la massima fede (bhakti) nel Dio, e come nel Dio così ha nel guru, per costui splendono le verità qui esposte, per costui il quale è un Grande Spirito. O! Tat sat. O! » (Śvetāśvatara Upaniṣad)

(Nadia Loreti, 4 giugno 2017)