I leader del G7 hanno trovato un accordo sulla lotta al terrorismo. Il documento prevede lo stanziamento di risorse per presidiare le frontiere dei Paesi in cui transitano i foreign fighters e la lotta all’uso di internet da parte dei terroristi. È stato anche redatto un testo sui migranti che propone di fissare alcuni tetti per l’immigrazione nei singoli Stati. Il documento potrebbe essere approvato oggi. È la vittoria della linea Trump, titola La Stampa: il testo riconosce il diritto degli Stati di tutelare i confini. Da parte italiana si voleva inserire nella dichiarazione finale la premessa che la crisi è un’emergenza globale, il riconoscimento dei diritti degli esseri umani in fuga da guerre e povertà, e la richiesta di aiuto di tutti i membri del G7 per assisterli. Era il capitolo dedicato alla «human mobility», e durante il loro pranzo a Roma il premier Gentiloni aveva provato a convincere Trump ad accettarlo, chiedendo anche di offrire più risorse economiche e magari accogliere più rifugiati. Secondo quanto riportato dal «Foreign Policy» Steve Miller, l’alleato del falco oltranzista Bannon che aveva scritto il decreto per bandire gli immigrati da sette Paesi islamici, ha convinto il presidente che gli Usa non avrebbero potuto cedere su quel punto cruciale. Si è arrivati così a un compromesso in cui, pur riconoscendo i diritti dei migranti, viene riaffermato il diritto sovrano degli Stati a controllare i confini, e stabilire chiari limiti all’immigrazione, come elementi chiave della sicurezza nazionale.  

La discussione sugli altri due punti in agenda, clima e commercio internazionale, invece, rimane accesa e sarà difficile trovare un accordo tra il presidente statunitense e gli altri leader mondiali. Trump, nell’incontro di giovedì a Bruxelles, ha detto che la Germania danneggia l’economia americana perché esporta molte più merci di quelle che importa. Il presidente degli Stati Uniti e il premier giapponese Shinzo Abe hanno deciso di cooperare “per rafforzare le sanzioni contro la Corea del Nord”. Cina e Russia chiedono agli Usa di non usare la questione come scusa per incrementare la presenza militare nella penisola.

(cm.unica, 27 maggio 2017)