Parlare di dislessia non vuol dire parlare di disabilità. Il Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA), che comprende oltre alla dislessia, la discalculia, la disortografia e la disgrafia, è una caratteristica costituzionale purtroppo ancora poco conosciuta: le persone hanno difficolta ad imparare a leggere, scrivere o fare i calcoli. Nel tempo, crescendo, attuano strategie personali per aggirare il problema e “compensare” le difficoltà. A scuola un tempo i ragazzi DSA erano seguiti dagli insegnanti di sostegno, solo nel 2010 è stata approvata una legge, le legge n.170, che stabilisce le misure e le strategie di supporto per queste persone durante il percorso scolastico e universitario. Il problema diventa l’inserimento nel mondo del lavoro, dove insieme alla scarsa conoscenza del disturbo coabita ancora il pregiudizio e la stigmatizzazione: i lavoratori rischiano di essere considerati stupidi, incapaci e per questo impiegati spesso in mansioni inferiori rispetto alle reali capacità e alla loro intelligenza. Per aiutarli la Fondazione Italiana Dislessia ha messo a punto un percorso, che si compone da una parte di un aspetto più specificamente legato all’acquisizione di competenze necessarie allo svolgimento di determinate professioni e attività, dall’altra da un insieme di procedure “Dyslexia Friendly” mirate ad ottenere, in fase di reclutamento lavorativo, una effettiva valutazione dei talenti dei candidati al posto di lavoro e sostenere la loro crescita professionale.

La sfida è cercare le persone adatte, l’ambiente giusto e creare un contesto in cui le difficoltà dei soggetti con DSA vengano compensate e sostenute di fronte ai compiti spesso impegnativi e agli standard richiesti, senza però scadere nell’ assistenzialismo, per far sì che le loro abilità emergano e i loro talenti e potenzialità diventino vantaggiosi per la società. Il progetto che si chiama “DSA Progress for Work” è stato sviluppato nel 2014 in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia, guidati dal prof. Giacomo Stella, professore ordinario di Psicologia Clinica, e dal dott. Guido Ghidoni consigliere della Fondazione. Un percorso scientifico quindi che consentirà alle aziende e alle imprese italiane di avvalersi di strumenti idonei alla selezione del personale, valorizzando le reali potenzialità dei lavoratori con DSA e realizzando, punto fondamentale, un piano personalizzato calibrato sul lavoratore entrato in azienda, che favorisca la consapevolezza delle proprie abilità e il senso di autoefficacia. In Italia si calcola che i lavoratori con Disturbo Specifico dell’Apprendimento siano circa dodicimila, pertanto è urgente lavorare ad una strategia che crei una sorta di ponte tra le esigenze del mondo del lavoro e l’ottimizzazione delle risorse umane. Finora le aziende che hanno aderito al progetto sperimentale sono IBM Italia, Micron, ST Microelectronic e il Policlinico di Monza. Diverso è il discorso per il lavoro indipendente, in quanto gli imprenditori con DSA sono più numerosi, si gestiscono in maniera autonoma e ricorrono spesso alla strategia compensativa del brain sharing: lo scambio di variegate tipologie di professionalità mobilitate per far circolare competenze e nuove idee. I fattori che influenzano la riuscita professionale di un adulto con DSA sono la gravitò del disturbo e la presenza di altre problematiche associate. Tuttavia gli studi compiuti al riguardo hanno rilevato che, a fronte delle difficoltà i dislessici sviluppano relazioni personali esemplari, sono intuitivi e innovativi, hanno ottime capacità di osservazione e sviluppano interessanti modalità creative di risoluzione dei problemi. Sono eccellenti nei lavori di management e che coinvolgono la gestione del personale.

Il 1 marzo 2017, nella sala stampa della Camera, è stato presentato un disegno di legge a firma di Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, Manuela Ghizzoni e Laura Coccia, deputate PD e componenti della Commissione Cultura della Camera, finalizzato a favorire l’inserimento delle persone con DSA nel mondo del lavoro. La proposta di legge, prodotto del confronto tra Associazione Italiana Dislessia e Fondazione Italiana Dislessia, ha l’obiettivo di garantire alle persone con DSA pari opportunità di inserimento nel mondo del lavoro, attraverso adeguate procedure di selezione e progetti personalizzati, nonché l’utilizzo di strumenti compensativi e misure dispensative nei concorsi pubblici, nei test d’ingresso all’università e negli esami per la patente. l testo, “Modifiche alla legge 8 ottobre 2010, n° 170, e altre disposizioni per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disturbi specifici di apprendimento, è stato depositato alla Camera dei Deputati il 22 marzo 2017.

La proposta allarga lo scenario alla diagnosi DSA in età adulta e richiede metodi e procedure per l’individuazione delle strutture, degli specialisti sia pubblici che privati accreditati per le valutazioni diagnostiche soprattutto degli adulti, sottolineando inoltre che le diagnosi per DSA rilasciate a persone adulte, o comunque maggiorenni, non hanno bisogno di essere aggiornate. Infine la proposta prevede all’art. 1 comma 5 di creare presso le aziende la figura del “responsabile dell’inserimento lavorativo”, analogamente a quanto era stato previsto per i disabili con la legge n.68 del 12 marzo 1999. L’Associazione Italiana Dislessia valuterà che questa figura sia realmente funzionale alle esigenze dei lavoratori con DSA, mentre le aziende dovranno avere cura di tenere in considerazione le caratteristiche individuali di ogni lavoratore evitando diversità di trattamento e forme di assistenzialismo. Una grande sfida e un percorso culturale verso l’emancipazione che ha bisogno per realizzarsi di importanti interventi politici che assorbano e valorizzino quanto fatto nel tempo dalle associazioni impegnate sul campo.

(Nadia Loreti, com.unica 14 maggio 2017)